Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Istituto Salesiano “G. Bearzi” di Udine

Le parole del Presidente Mattarella – di valorizzazione ed incoraggiamento per la IeFP e per tutta la formazione professionale – pronunciate durante la visita al centro di formazione Bearzi ad Udine, sono una lezione magistrale sul tema del lavoro, sull’importanza della sicurezza, sullo sviluppo umano dell’economia e delle comunità, e sul valore della pace.

Udine, 29/04/2022 (II mandato)

In questo tempo difficile è di conforto trovarsi sotto l’immagine rassicurante di Don Bosco.

Desidero rivolgere un saluto molto cordiale al Presidente della Regione, al Sindaco e, attraverso di loro, a tutte le cittadine e a tutti i cittadini del Friuli e di Udine.

Un saluto a tutti i presenti. Vorrei rivolgermi particolarmente, con intensità speciale, ai familiari di Lorenzo Parelli che ringrazio per la loro presenza e per l’incontro che poc’anzi abbiamo avuto.

Ringrazio Don Teston e il Professor Armano per le parole che hanno pronunziato, per le considerazioni svolte, e anche per l’opportunità di poter visitare poc’anzi i locali del Bearzi, incontrando i bambini e i ragazzi delle elementari e delle medie e, nei laboratori, i ragazzi più grandi, con la dimostrazione di alcune cose di grande interesse che stavano svolgendo.

Matteo Lorenzon, poc’anzi, ha dato voce – a nome di tanti – a un’amicizia che mai verrà meno. Il segno di Lorenzo è destinato a rimanere nella vita di chi lo ha conosciuto, di chi lo ha amato, di chi ha apprezzato la sua passione.

Io sono qui anzitutto per esprimere la mia vicinanza e la mia partecipazione all’immenso e insanabile dolore dei genitori, della sorella, degli amici e dei compagni di Lorenzo.

È una ferita profonda che interroga l’intera comunità, a cominciare dalla quella scolastica di cui era parte, dai ragazzi e dagli insegnanti del suo corso di formazione professionale.

La natura del suo percorso formativo lo aveva portato in azienda. Ma è accaduto quel che non può accadere, quel che non deve accadere.

La morte di un ragazzo, di un giovane uomo, con il dolore lancinante e incancellabile che l’accompagna, ci interroga affinché non si debbano più piangere morti assurde sul lavoro.

La sicurezza nei luoghi di lavoro è un diritto, una necessità; assicurarla è un dovere inderogabile. Questa esigenza fondamentale sarà al centro della cerimonia di dopodomani, Primo Maggio, al Quirinale.

Ma quest’anno anticipiamo qui la celebrazione della Giornata del Lavoro, in omaggio a Lorenzo e a tutti coloro che hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, affinché si manifesti con piena chiarezza che non si tratta di una ricorrenza rituale, astratta, ma di un’occasione di richiamo e di riflessione concreta sulle condizioni del diritto costituzionale al lavoro.

Il valore del lavoro, per voi giovani, e per chiunque, non può essere associato al rischio, alla dimensione della morte.

La sicurezza sul lavoro si trova alle fondamenta della sicurezza sociale, cioè del valore fondante di una società contemporanea.

Quando si parla di diritto al lavoro, di diritti del lavoro, di diritti sui posti di lavoro, sovente non sono i giovani al centro delle preoccupazioni.

E, quando è così, è un atteggiamento sbagliato.

Il ritardo – un ritardo che ci mette in coda alle statistiche europee – con il quale gran parte delle nuove generazioni riesce a trovare una occupazione non è condizione normale.

Sono quindi apprezzabili i percorsi che accompagnano i giovani ad entrare nel mondo del lavoro.

Un mondo che deve rispettarli nella loro dignità di persone, di lavoratori, di cittadini.

Che dia ai giovani quel che loro spetta, che consenta loro di esprimere le proprie capacità, affinché possano costruire il domani.

È una necessità per il futuro stesso dell’intera società.

La cronica mancanza di lavoro per le nuove generazioni – particolarmente in alcune aree – è una questione che va affrontata con impegno e con determinazione.

Accorciare la distanza tra giovani e lavoro è condizione indispensabile di sviluppo e di sostenibilità per l’intero Paese, tanto più in presenza di una crisi demografica che ha ridotto in notevole misura la presenza dei giovani nelle comunità.

Occorre liberare le giovani generazioni da quegli impedimenti, da quella compressione di energie, che molteplici fattori strutturali hanno via via opposto al loro naturale cammino.

La crescita complessiva del livello di istruzione e, in essa, della formazione tecnica e professionale qualificata, è fondamentale. Cambia la vita delle persone.

Esperienze come questa in cui ci troviamo, il Bearzi, – come è stato poc’anzi sottolineato opportunamente – sono uno strumento di forte contrasto alla dispersione scolastica e, sovente, sollecitano il raggiungimento di un titolo di studio secondario superiore.

Le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono un’occasione da cogliere anche per modificare questi squilibri generazionali che hanno il loro fulcro nel lavoro ma che riguardano anche la casa e il welfare, insomma le condizioni per progettare in autonomia il proprio futuro e dar vita a una famiglia.

Il tempo della pandemia ha colpito fortemente i giovani in età scolare, lasciando in queste fasce d’età l’eredità forse più pesante.

Non tornerà certo il mondo di prima della pandemia. O faremo un deciso passo in avanti, e siamo in grado di farlo, o rischiamo di tornare indietro.

I giovani chiedono scelte lungimiranti, cui è necessario corrispondere.

Anche a loro, naturalmente, viene chiesto impegno. Il futuro si realizza meglio se i giovani ne diventano sin d’ora protagonisti. Come è accaduto in tanti passaggi importanti della nostra storia.

Viviamo una stagione intensa, per molti versi drammatica, ma il modo più efficace per affrontarla è non rinunciare a progettare il futuro, a progettare il domani, a guardare lontano.

Nel momento in cui la ripresa sembrava avviata, anche con ritmi maggiori rispetto a molte delle previsioni, più confortanti, più promettenti, è intervenuta una guerra insensata, provocata dall’aggressione militare russa contro il popolo ucraino, che va sostenuto nella sua resistenza.

Il traguardo di umanità a cui è necessario tendere resta la pace.

Ben lo sanno i giovani, ai quali la Repubblica, in questi 76 anni, ha saputo assicurare la pace.

La pace, che è inscindibilmente connessa alla libertà, al diritto, alla giustizia, allo sviluppo nel benessere dei nostri Paesi e delle nostre città.

Il Primo maggio sollecita a porre il lavoro al centro del nostro agire e del nostro pensare.

Il lavoro, come dice la Costituzione, è la base su cui è vive la Repubblica.

È stato il lavoro degli italiani a consentire nei decenni crescita sociale, economica, civile.

Il lavoro ci ha reso, soprattutto, ciò che siamo.

Ha ampliato i diritti, ha dato concretezza alla grande speranza di pace e sviluppo che animava i giorni della Liberazione.

Con il lavoro si contribuisce al benessere collettivo, si partecipa con pienezza alla vita di comunità.

Il lavoro è motivo di dignità per ogni donna e ogni uomo.

Ne abbiamo tanti esempi, anche in questa terra, intorno a noi.

L’emergenza sanitaria, la guerra, l’aumento dei prezzi dell’energia e di molte materie prime, l’inflazione incidono sulla nostra vita quotidiana e spingono a riflettere sulle responsabilità che gravano sugli Stati per poter garantire la sicurezza della salute e la pace.

Al nostro interno siamo chiamati a operare per ridurre quegli squilibri di struttura di cui da tempo soffriamo.

La transizione ecologica e digitale resta la direttrice delle politiche pubbliche, anche di fronte alle nuove difficoltà.

In gioco non c’è soltanto l’entità dello sviluppo. In gioco c’è la capacità di essere all’altezza delle sfide globali e di esercitare un ruolo di avanguardia. In gioco c’è la riprogettazione dei modelli produttivi sui quali si è assestato il modello di sviluppo europeo e italiano.

La formazione può aiutare a colmare divari importanti.

Non abbiamo tempo da perdere. Qualificare le professionalità, sostenere nuovi profili, aggiornare le competenze lungo tutto l’arco della vita lavorativa: così una comunità può progredire.

La ripresa economica seguita alla fase più acuta della pandemia ci ha permesso una risalita incoraggiante dell’occupazione, unita a una crescita del Pil, delle produzioni industriali, dei consumi. Dobbiamo cercare, malgrado le nuove difficoltà, di garantire questo percorso, che è segno di una società attiva, dinamica, con grandi potenzialità, con grandi risorse umane.

È appena il caso di ricordare che la crescita duratura richiede e impone che il lavoro cresca. In quantità e in qualità.

Diversamente, che senso avrebbe lo sviluppo se al benessere prodotto non avessero a partecipare i nostri concittadini?

Crescere in qualità significa anche affrontare il tema della precarietà. Un problema acuto e una spina nel fianco della coesione sociale.

Continuiamo a registrare lavoro irregolare, che talvolta varca il limite dello sfruttamento, persino della servitù.

Non mancano lavoratori poveri e pensionati poveri, ai quali il reddito percepito non è sufficiente, anche in ragione del carico familiare o dell’assistenza a persone con gravi difficoltà.

La resilienza e la volontà di ripresa, il desiderio dei giovani di “vivere”, sono stati essenziali in questi due anni, caratterizzati da misure di sostegno di carattere eccezionale – sorrette dalla Unione Europea – che hanno riguardato vasti settori sociali e produttivi.

Tante sono le sfide davanti a noi in questi tempi non facili.

L’Italia ha dimostrato nei mesi passati di possedere le qualità morali per non lasciarsi confondere, per non lasciarsi distrarre dal proprio cammino e dai propri valori.

Quando aumentano le difficoltà siamo capaci di trarre una forza supplementare dalla unità di intenti, che pure fa salva la diversità e la ricchezza degli apporti. È parte della nostra cultura, della nostra civiltà.

Il lavoro è espressione di questa coesione, di questa spinta all’unità, di consapevolezza di un destino comune.

Una forza preziosa che ci serve particolarmente in questa stagione, in questo periodo così difficile.

Buon lavoro per l’oggi. Buona preparazione per il lavoro di domani.

Auguri.

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Primo Maggio: dov’è la festa?

GIOVEDÌ 28 APRILE 2022, ore 16,30/18,30

CNEL Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro

Viale David Lubin, 2 – Roma

Primo Maggio: dov’è la festa?

Relazioni

La memoria: il Primo Maggio nella storia del lavoro e dei lavoratori, Walter MAROSSI, ricercatore in Storia del movimento operaio, fondazione Bruno Buozzi

L’attualità: il Primo Maggio è ancora tra noi? Mimmo CARRIERI, già professore ordinario di Sociologia Economica e del lavoro, università La Sapienza, Roma

Intermezzo

TRE CANTI DEL LAVORO – GLI SCARIOLANTI

Intervengono alla Tavola rotonda

Giorgio BENVENUTO presidente fondazione Bruno Buozzi

Luigi BOBBA già presidente Acli

Enzo MATTINA già segretario confederale Uil e parlamentare

Giuliana NUVOLI professore di Letteratura Italiana, università degli studi di Milano

Tiziano TREU presidente Cnel

Modera

Luigi TROIANI autore e curatore di La festa e la memoria – Il Primo Maggio dei lavoratori

Per informazioni e inviti all’iniziativa rivolgersi a: 
Fondazione Bruno Buozzi – tel. 066798547 – email: fbb@fondazionebrunobuozzi.it

PrimoMaggio22Locandina

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Inhassoro: alla Estrela do Mar riprese le attività didattiche

Anche nella scuola mozambicana si guarda oltre la pandemia
Le lezioni sono tornate in presenza sia al liceo sia all’istituto tecnico. Concluso il corso di inserimento lavorativoe di auto imprendotorialità

Sono riprese a pieno ritmo le attività formative e scolastiche della Estrela do mar di Inhassoro in Mozambico. Grazie al fatto che la pandemia è calata di intensità, le attività formative sono potute riprendere in presenza sia al Liceo S. Eusebio, sia all’Istituto tecnico industriale. Sono ormai più di mille gli studenti iscritti alle due scuole e anche quest’anno le nuove adesioni testimoniano la forte attrattività della Estrela do mar. Infatti, i nuovi studenti del Liceo (primi due anni della scuola secondaria) sono stati 320 e alle selezioni dell’Istituto tecnico si sono presentati circa 300 candidati per 100 posti disponibili. (continua)

Leggi l’articolo di Corriere Eusebiano del 23 aprile 2022

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Eboli. Successo per il convegno “Enti Pubblici e Terzo settore: opportunità dell’amministrazione condivisa”

Un dibattito che ha offerto numerosi spunti, quello tenutosi la mattina del 21 aprile nell’auditorium del liceo Perito-Levi di Eboli, dal titolo “Enti Pubblici e Terzo settore: opportunità dell’amministrazione condivisa”.

Ad introdurre i lavori, più che con un semplice saluto, con un intervento di ampio respiro la dirigente scolastica Laura Maria Cestaro che ha sottolineato il valore della “comunità scolastica” come partner nella individuazione dei bisogni e sentinella della crescita culturale delle giovani generazioni che può, perciò, offrire una collaborazione non solo teorica nella costruzione di un modello di società inclusiva.

Quindi l’intervento del sindaco Mario Conte che ha sottolineato il cammino intrapreso dall’amministrazione per mettere in campo una migliore risposta ai reali bisogni delle fasce deboli, pur tra le mille difficoltà di una macchina amministrativa in carenza di organico. «Abbiamo voluto questo confronto per crescere, riflettere, migliorare e capire come una pubblica amministrazione possa offrire il miglior servizio possibile a coloro che più ne hanno bisogno. La riforma del terzo settore ci induce a credere che la strada dell’azienda consortile sia la migliore per offrire servizi efficaci ed efficienti». A spiegare come il confronto sia stato avviato fin da subito con enti ed associazioni è stata la presidente della Consulta Lucilla Polito. «L’amministrazione ha aperto un tavolo permanente proprio per cogliere esigenze e individuare obiettivi comuni». È toccato quindi all’assessore al Piano di Zona Massimiliano Curcio non solo sottolineare il cammino intrapreso verso la creazione dell’azienda consortile, ma anche l’importanza del contributo odierno sui dubbi delle amministrazioni locali relative all’affidamento dei servizi. «Coprogrammare e coprogettare con il terzo settore può suscitare problemi giuridici una volta giunti alla fase di realizzazione dei progetti?» è stata la domanda che ha tenuto banco e a cui i relatori hanno risposto con grande precisione. Dal portavoce del Forum campano del terzo settore, Giovampaolo Gaudino che ha messo in luce come sia proprio il terzo settore il più attivo protagonista di una programmazione efficace ed efficiente, a Daniele Manzolillo, presidente delle Acli campane, che ha chiarito gli enormi passi avanti compiuti negli ultimi anni, fino ai due ospiti di eccezione, Gabriele Sepio e Luigi Bobba.

«Cos’è il terzo settore? – ha spiegato con grande verve Sepio – È un valore aggiunto, un settore che vanta, unico nell’attuale momento, una crescita di fatturato enorme. Con l’istituzione di un albo nazionale  e di ben sette categorie di azione chi vi si iscrive è tenuto alla massima trasparenza. Deve rendicontare. Ma non è detto che non possa avere profitto. Lavorarvi può essere anche un’ottima chance per i giovani che però hanno bisogno di formazione specifica. Ed il dilemma delle amministrazioni locali è stato chiarito sia da una recente sentenza della Corte Costituzionale la 131 che da numerose pronunce giurisdizionali: il terzo settore può essere protagonista della coprogettazione e della coprogrammazione per individuare i bisogni e i migliori progetti, ma anche essere chiamato ad attuarli nella massima trasparenza».

«La legge ordinaria per la prima volta ha dato forma all’articolo 118 che era rimasto nel cassetto. Cos’è l’amministrazione condivisa e quali competenze richiede? Significa compartecipare, decidere insieme, con i due strumenti della coprogrammazione e la coprogettazione: individuare in modo limpido il bisogno della comunità. Un’amministrazione può farlo solo con i numeri e le carte, invece il terzo settore può farlo con gli occhi, le mani, il cuore. Se non viene individuato bene il bisogno si fanno progetti che servono solo ad intercettare i finanziamenti, senza effettivamente rispondere in pieno ai bisogni reali, al benessere dei cittadini, in tutte le loro sfumature. La capacità di mettere insieme una articolazione delle risposte, attraverso la coprogettazione. A procedere è sempre l’amministrazione. Codice degli appalti e codice del terzo settore sono due forme attraverso cui l’amministrazione può acquisire delle risposte a seconda dei bisogni della comunità».

leggi l’articolo di Co-municare.it

 

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In ricordo di Giacomo Dattrino, infermiere e dirigente Acli

Borsa di studio per i neo laureati e una sala della sede intitolata al dirigente dell’Associazione cattolica lavoratori

Martedì sera, nella sede provinciale delle Acli, si è svolta la cerimonia di intitolazione della sala riunioni a Giacomo Dattrino.

Dattrino, scomparso alla fine del 2021 a 90 anni, è stato a lungo dirigente dell’Associazione cristiana dei lavoratori: «Intitolare una sala della sede provinciale a Giacomo ci è parso un atto dovuto visti i lunghi anni durante i quali lui ha profuso proprio qui le sue energie migliori», spiega il presidente provinciale delle Acli, Cesare Daneo.

Contestualmente le Acli, in collaborazione con Opi, l’Ordine provinciale degli infermieri professionali, ha lanciato una iniziativa per ricordare anche il Dattrino operatore sanitario: «Giacomo – spiega Giulio Zella, presidente provinciale Opi – è stato tra i primi uomini a ottenere la qualifica di infermiere professionale, un’attività che, sino agli inizi degli anni ’70, era esclusivamente riservata alle donne. Successivamente Dattrino è stato a lungo presidente dell’Ipasvi, il collegio degli infermieri professionali antesignano dell’Opi».

Per valorizzare anche questo aspetto della vita di Dattrino le Acli hanno messo a disposizione 2mila euro per istituire borse di studio a favore di infermieri neolaureati: «Abbiamo deciso – dettagliano Daneo e Zella – di istituire tre borse di studio, rispettivamente da 1.000, 600 e 400 euro, da assegnare alle migliori tesi di laurea delle sessioni novembre 2021 e marzo-novembre 2022. Il bando relativo è reperibile sul sito Opi (opi.vercelli.it). Gli elaborati dei neo-laureati verranno valutati da una commissione mista Acli-Opi. E’ nostra intenzione far sì che questa iniziativa non sia sporadica, ma che possa diventare un modo per ricordare anche negli anni a venire Dattrino».

Alla cerimonia di martedì sera è intervenuta la figlia di Dattrino, suor Maria Silvia, che, insieme a Daneo, Zella e all’ex presidente nazionale delle Acli Luigi Bobba, ha tagliato il nastro della sala dopo la benedizione del locale da parte di monsignor Giuseppe Cavallone.

leggi l’articolo di InfoVercelli24

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In Senato l’ennesimo grave pasticcio sul 5 per mille

Il Senato della Repubblica – il 9 giugno scorso – ha votato una proposta di legge presentata dalla Lega con il voto favorevole dei principali gruppi politici che, se fosse approvata anche alla Camera, andrebbe a depauperare Il fondo dedicato al 5 per mille. Il fondo verrebbe usato per l’assistenza del personale di tutti i corpi dello stato (Polizia, Carabinieri, Finanza, Guardie carcerarie, Esercito, Marina e Aereonautica). Ma che c’entrano con la legislazione istitutiva della norma di sussidiarietà fiscale?

Mentre si tessevano le lodi del Terzo settore per la sua capacità di alimentare la rete della solidarietà al fine proteggere i cittadini più fragili di fronte alle pesanti conseguenze della pandemia, il Senato della Repubblica – il 9 giugno scorso – votava una proposta di legge presentata dalla Lega con il voto favorevole dei principali gruppi politici, salvo l’astensione dei gruppi parlamentari del PD e di Leu; proposta che, se fosse approvata in via definitiva anche alla Camera, andrebbe a depauperare Il fondo dedicato al 5 per mille. (continua)

leggi il mio articolo su Vita.it dell’8 aprile 2022

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5xMille anche a sicurezza e Forze armate. «Così meno fondi al Terzo settore»

Incardinata alla Camera una proposta di legge già votata (quasi all’unanimità) al Senato. Le associazioni in allarme

Il 9 giugno del 2021, al Senato, su 238 votanti, ci sono stati 201 favorevoli, 3 contrari e 34 astenuti. Mercoledì scorso il testo è stato incardinato in commissione Bilancio alla Camera, avviando così l’iter per la seconda lettura. Il cammino prima che il testo approdi in aula è ancora lungo, ma il mondo del terzo settore inizia a chiedere al governo e ai partiti di vederci chiaro. A parità di risorse, infatti, l’estensione della platea ha un solo risultato: meno fondi per chi già da anni conta su questi fondi per le proprie attività sociali.

leggi l’articoli di Marco Iasevoli su «Avvenire» di sabato 9 aprile 2022

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I soldi del 5 per mille alle Forze dello Stato: un danno inutile al Terzo settore

Il disegno di legge proposto dalla Lega e già approvato dal Senato inserisce anche il fondo di assistenza per Polizia, Carabinieri, Finanza e altre Forze dello Stato tra i beneficiari del 5 per mille, sottraendo ulteriori risorse al Terzo settore cui quei soldi sarebbero destinati. Si spera che la Camera corregga la contraddizione

«Che c’azzecca?» avrebbe esclamato un noto pubblico ministero, diventato poi Ministro e leader di partito. Appunto che c’azzecca con il 5 per mille il disegno di legge proposto al Senato dallo stato maggiore della Lega e approvato il 9 giugno 2021 da tutte le forze politiche con la sola astensione del gruppo del PD e di Leu?

L’istituto del 5 per mille, come è noto, ha conosciuto la luce con la finanziaria del 2006 ed è stato stabilizzato con la legge di bilancio del 2015 mediante una dotazione finanziaria di 500 milioni, in grado di «spesare» tutte le opzioni dei contribuenti che si avvalgono di tale facoltà. In effetti l’allora ministro del Tesoro Giulio Tremonti introdusse, seppur in forma sperimentale, un innovativo istituto di sussidiarietà fiscale, fondato sul principio per cui lo Stato consente al contribuente di optare per l’allocazione diretta di una quota della tassazione dovuta – il 5 per mille appunto – purché venga destinata a organizzazioni non profit o comunque a enti che perseguono finalità di interesse generale (volontariato, ricerca scientifica, università e ricerca sanitaria). Più recentemente il legislatore e il Governo sono intervenuti mediante il Dlgs.111/2017 ( uno dei provvedimenti collegati alla riforma del Terzo settore) e con il Dpcm del 23 luglio 2020, precisando in modo puntuale le caratteristiche degli enti beneficiari del 5 per mille. Che sono: gli enti iscritti al neonato Registro del terzo settore, gli enti di ricerca universitaria, gli enti senza scopo di lucro della ricerca scientifica e dell’università, le Asd riconosciute dal Coni e i Comuni di residenza del contribuente.

Da questa breve ricostruzione non è difficile capire che il legislatore, anche quello più recente, abbia operato per puntualmente qualificare questo istituto – utilizzato nel 2021 da più di 16 milioni di contribuenti – in modo che gli enti destinatari perseguano effettivamente finalità di bene comune e svolgano attività di interesse generale oggi individuate dall’art.5 del Codice del Terzo settore. Ovvero che le ricadute sociali dello stesso vadano oltre il beneficio di singoli soggetti destinatari ma siano orientate a realizzare il principio di sussidiarietà orizzontale che ha ispirato l’intera riforma del Terzo settore.

Ebbene non riusciamo a comprendere se il Senato, approvando questo disegno di legge, abbia ignorato quanto disposto negli anni precedenti o se invece intenda del tutto stravolgere i caratteri tipici dell’istituto del 5 per mille. Infatti nel citato disegno di legge – ora incardinato alla Camera (AC 3157) – si intende destinare il 5 per mille anche per il «finanziamento del fondo di assistenza per il personale in servizio del Corpo di Guardia di finanza o della Polizia di Stato o dell’Arma dei Carabinieri o del Corpo nazionale dei vigili del fuoco o del Corpo di Polizia penitenziaria o dell’Esercito o della Marina militare o dell’Aeronautica militare, nonché per il sostegno, l’assistenza e per attività a favore di congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per causa di servizio o in servizio».

E qui, pur apprezzando la meritoria opera che questi molteplici corpi dello Stato assicurano nel mantenimento dell’ordine pubblico, nella sicurezza delle nostre comunità e nella difesa della Patria, torna prepotente la domanda iniziale: che c’azzecca con il 5 per mille? Con la sussidiarietà fiscale e con le finalità di interesse generale? E allora perché non finanziare il fondo di assistenza del personale scolastico, della sanità o della giustizia? Sono meno meritevoli? È palese la contraddittorietà di tale disposizione che diventa ancor più esplicita nella parte conclusiva del comma, che destina le risorse del 5 per mille a dei beneficiari individuali (i congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per causa di servizio o in servizio).

Giova infine ricordare che nell’elenco delle associazioni beneficiarie del 5 per mille vi sono quasi un centinaio di associazioni collegate ai diversi corpi dello Stato (Polizia, Carabinieri, ecc.) che già oggi possono correttamente utilizzare le risorse del 5 per mille destinate dai contribuenti per sostenere le loro finalità tipiche. Insomma davvero un bel pasticcio (per usare un eufemismo), non solo perché non si riuscirebbe a raggiungere lo scopo dichiarato (per l’esiguità delle risorse disponibili); ma si produrrebbe un grave danno agli Enti del Terzo settore, considerato che il Fondo di 500 milioni, seppur leggermente ora incrementato a 525, verrebbe depauperato al punto tale da non poter più coprire tutte le opzioni esercitate dal contribuente. C’è da sperare – visto che il bicameralismo non è stato abolito – che la Camera blocchi l’iter di questo dannoso disegno di legge e che, contestualmente, destini maggiori risorse a tutti quei soggetti che sono deputati alla tutela e sicurezza dei cittadini.

leggi l’articolo di Luigi Bobba sull’inserto «Buone Notizie» del «Corriere della Sera» dell’8 aprile 2022

Luigi BobbaI soldi del 5 per mille alle Forze dello Stato: un danno inutile al Terzo settore
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La conformità costituzionale dell’art. 76 del codice del Terzo settore

La recente sentenza della Corte costituzionale – n. 72 del 15 marzo 2022 – risulta di notevole importanza al fine dell’interpretazione del codice del Terzo settore-CTS (dopo la nota sentenza n. 131 del 26 giugno 2020, attraverso la quale è stato perimetrato il rapporto tra gli enti del Terzo settore e le pubbliche amministrazioni).

Leggi l’articolo di Mario Renna su Terzjus.it del 20 marzo 2022

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