Terzjus Report 2021, il primo Rapporto sulla legislazione del Terzo settore

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Terzjus Report 2021, il primo Rapporto sulla legislazione del Terzo settore

Luigi BobbaTerzjus Report 2021, il primo Rapporto sulla legislazione del Terzo settore
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Terzo settore e politica, né primi né terzi, ma inclusivi

Amato ha rivolto un accorato appello al Terzo settore – che quotidianamente si occupa dei più deboli – a non dimenticarsi della democrazia, che oggi è talmente fragile da rischiare di implodere. Credo che la sua via possa essere una delle strade, ma non la sola. Nel tempo del dominio degli algoritmi e dell’affermarsi di leader carismatici, si sente sempre più la mancanza di un soggetto decisivo per la qualità della nostra vita futura: la comunità

Luigi Bobba su Vita.it del 6 luglio 2021

Giuliano Amato, in un appassionato intervento sulla sussidiarietà orizzontale – durante la presentazione ( 2 luglio sala Capitolare del Senato) del Terzjus Report 2021 – , ha ripreso un tema che gli è particolarmente caro e sul quale Vita ha lanciato una discussione aperta, chiamando ad esprimersi diversi esponenti del Terzo settore e non solo. Ebbene, nelle sue parole conclusive, Amato ha rivolto un accorato appello al Terzo settore – che quotidianamente si occupa dei più deboli – a non dimenticarsi della democrazia, che oggi è talmente fragile da rischiare di implodere. Non vi è stato il tempo – durante l’incontro – di capire come il Terzo settore possa occuparsi della democrazia; anche se, sappiamo bene che Amato, nell’editoriale di apertura per Vita, ha espresso una linea per nulla scontata. Il Terzo settore – ha sostenuto il vicepresidente della Corte Costituzionale – poichè rimane uno dei pochi luoghi di “addestramento” alla cura del bene comune e alla tutela interessi generali di una società, dovrebbe decidere, superando paure e ritrosie, di prendere parte direttamente all’azione politica, non aspettando improbabili o interessate chiamate dagli attori politici già sul campo. La decadenza dei processi partecipativi, nonché le gravi condizioni del “malato” – la democrazia – giustificherebbero una scelta per lo meno atipica se non dirompente. D’altra parte, il consolidato sistema del collateralismo, finché non è diventato una pura cinghia di trasmissione , ha svolto – fino alla fino all’inizio degli anni ’70 – egregiamente il suo compito. Dalla società civile – associazioni, sindacati, cooperative, movimenti, centri culturali – si attingeva per trovare energie fresche e capaci di convogliare nella vita politica nuove istanze e nuovi bisogni. La sclerotizzazione dei partiti e l’esplodere prepotente della Rete hanno fatto saltare questo circuito virtuoso, alimentando i movimenti populisti e lasciando spazio all’affermarsi del leaderismo nell’azione politica. A ciò si aggiunga la scomposizione sociale generata dai processi di globalizzazione che hanno finito per lasciare morti e feriti sul campo e minare alla base il sentimento di fiducia verso il futuro, ovvero la convinzione che il domani dei propri figli e nipoti sarebbe stato migliore. E la forza della politica stava proprio nella capacità di interpretare e di esprimere questo sentimento.

Dentro questo radicale cambiamento, emergono domande che attendono una risposta convincente. Come non assecondare le spinte populistiche, come evitare che le Rete determini le nostre emozioni, i nostri sentimenti e comportamenti? Come resistere alle derive della società emozionale di massa? E, ancora, la politica è in grado di affrontare queste sfide? Mi viene alla mente a tal proposito un monito del grande Totò che diceva che “in tempi di crisi, gli intelligenti cercano soluzioni, gli stupidi colpevoli”. Chi fa politica è capace di esercitare questa intelligenza? Di non assecondare e alimentare solamente le paure e il disorientamento delle persone e dei popoli? Di non limitarsi ad annunciare, ma di realizzare? È su questo terreno che si può misurare l’energia e la vitalità del Terzo settore. Credo che la via indicata da Amato possa essere una delle strade, ma non la sola. Nel tempo del dominio degli algoritmi e dell’affermarsi di leader carismatici, si sente sempre più la mancanza di un soggetto decisivo per la qualità della nostra vita futura: la comunità. Intesa non come sentimento nostalgico, ma come risorsa per restituire significato alla vita delle persone e speranza ai popoli per il destino del loro Paese. Quella comunità dimenticata dallo stato e dai mercati che si rivela sempre più necessaria in quanto i mercati non possono essere l’unico attore dominante dei tutti i processi sociali ed economici e le democrazie non possono essere consegnate nelle mani di leader autocratici che le trasformano ben presto in democrature.

Per il Terzo settore non si tratta di rivendicare una primogenitura, né tanto meno una presunta superiorità morale. Né primi, né terzi si potrebbe dire, ma inclusivi. E l’inclusione è oggi la chiave per affrontare le nuove fratture sociali che si presentano come le vere sfide del futuro:quella generazionale, quella ambientale e quella delle eguali opportunità di accesso ai beni essenziali tra popoli del Sud e del Nord del mondo. Accanto alla transizione ecologica, occorre elaborare un paradigma della “transizione sociale”, ovvero come la politica possa essere in grado di assicurare una vita buona per tutti, ricomponendo le tre fratture prima richiamate.

Questa nuova percezione del ruolo del Terzo settore, questo cambiamento culturale accompagnato anche dall’esercizio di responsabilità nella generazione e gestione di beni comuni, sono decisivi tanto quanto la partecipazione diretta alla vita politica.L’una via non esclude l’altra, perchè il malato è grave e servono sia interventi urgenti affinché non muoia, sia una terapia che – superata l’emergenza- possa restituire vitalità, forza, passione ai processi partecipativi democratici. Senza i quali la democrazia, anche senza colpi di stato, si estingue.

 

Luigi BobbaTerzo settore e politica, né primi né terzi, ma inclusivi
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Antonio Fici: “Non solo non profit: la riforma farà decollare il Terzo settore”

Il Rapporto «Terzjus» mostra l’evoluzione giuridica e culturale degli enti di utilità sociale e senza scopo di lucro

di Antonio Fici*, Avvenire, venerdì 2 luglio 2021

La riforma del Terzo settore, in vigore dal 2017, ha formalmente riconosciuto, e così attribuito dignità legislativa, a un insieme vasto e variegato di organizzazioni che condividono il medesimo obiettivo: perseguire, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. La riforma non si è tuttavia limitata a fotografare l’esistente, ma ha cercato di tracciarne alcune possibili linee evolutive, individuate sulla base di tendenze già in atto o di prospettive di sviluppo auspicate, durante il suo iter di approvazione, dai principali stakeholder, i portatori d’interessi. Così, accanto a vincoli inevitabili in ragione delle agevolazioni di cui sono destinatari, vi sono anche, nella legislazione di riforma, numerose opportunità concesse agli enti del Terzo settore. Esse non concernono soltanto gli aspetti tributari o di relazione con gli enti pubblici (che sono i più noti e pubbliciz-zati), ma anche i profili più squisitamente organizzativi.

In questo senso, la riforma potrà dare impulso – e i primi segnali di questo processo sono colti nel 1° Rapporto di Terzjus che viene presentato oggi a Roma – a una nuova fase ‘creativa’ che potrà culminare nella riorganizzazione del settore su nuove e più solide basi. Un fattore evolutivo è innanzitutto rappresentato dalla stessa istituzione, a livello legislativo, dell’insieme organizzativo denominato ‘Terzo settore’. L’alluvionale legislazione speciale degli anni 90 dello scorso secolo aveva infatti, com’è noto, frammentato questo mondo, contribuendo a una sua ingiustificabile disarticolazione interna. Né la pur meritoria disciplina delle Onlus, data la sua natura essenzialmente fiscale, era riuscita a invertire o contenere questo processo. Oggi, invece, il Terzo settore è un ‘complesso di enti’ che ospita al suo interno organizzazioni di diversa natura, come ad esempio le ‘organizzazioni di volontariato’, la cui azione è prevalentemente gratuita, e le ‘imprese sociali’, che al contrario agiscono secondo logiche imprenditoriali.

Dopo la frenata, il cammino della norma del 2017 sta ripartendo e può completarsi. Una svolta culturale per tutta l’economia civile. L’Italia fa da apripista in Europa

​Nella ‘casa comune’ del Terzo settore potranno inoltre essere accolte ‘nuove’ tipologie di enti ignorate dalla legislazione preesistente, benché da tempo socialmente tipiche, come ad esempio gli ‘enti filantropici’, il cui obiettivo prevalente è promuovere o finanziare attività di interesse generale svolte da altri enti, e le ‘reti associative’ quali organismi di promozione, tutela e rappresentanza degli enti del Terzo settore. La prospettiva della nuova legislazione è dunque quella della ‘unità nella diversità’, ben rappresentata dall’esistenza di un Registro unico e nazionale (il Runts), suddiviso però al suo interno in sette sezioni, tante quanto sono, attualmente, le tipologie ammesse e riconosciute di enti del Terzo settore. L’unità potrà favorire il ‘dialogo’ tra soggetti che sono tra loro ‘diversi’ soltanto per il differente modo in cui perseguono i medesimi obiettivi, ma potrà anche promuovere l’uso ‘strumentale’ dei modelli organizzativi del Terzo settore. Si pensi ad esempio a una rete associativa che costituisca una società impresa sociale per lo svolgimento di attività strumentali (ad es. di formazione) in favore degli enti ad essa aderenti. Oppure a un’impresa sociale che dia luogo ad una fondazione filantropica al fine di supportare altri enti del terzo settore.

Esperimenti di ingegneria organizzativa, favoriti dalla nuova legislazione, si convertono così in fattori di forte innovazione sociale. I rapporti annuali di Terzjus cercheranno di cogliere questo aspetto dedi- cando ampio spazio alla narrazione di ‘buone prassi organizzative’ favorite dalla Riforma. Il riconoscimento legislativo del Terzo settore non poteva che realizzarsi attraverso una chiara delimitazione del suo ‘perimetro’ e la conseguente attribuzione di una specifica identità agli enti in esso rientranti. Oggi, finalmente, sappiamo cos’è Terzo settore e cosa non lo è. Chi può definirsi ente del Terzo settore e chi non lo può (più) fare (se non intende essere sanzionato). Gli enti del Terzo settore sono enti privati, indipendenti sia dagli enti pubblici sia da altri soggetti come i partiti politici e i sindacati. Essi svolgono una o più attività di interesse generale (tra quelle elencate dal legislatore) non per scopo di lucro bensì per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. L’iscrizione nel Runts è l’atto formale che ne completa l’iter di qualificazione giuridica.


Mancano solo due passaggi fondamentali: l’avvio del Registro unico, ormai imminente, e il rilascio dell’autorizzazione europea alla nuova disciplina fiscale, che il governo deve richiedere a Bruxelles

​Tutti i requisiti sopra menzionati sono dunque essenziali affinché un ente sia del Terzo settore. Dal quadro complessivo emerge peraltro un settore impropriamente definito ‘terzo’. Che non sia ‘terzo’ in ordine di importanza, rispetto al ‘primo’ e al ‘secondo’ settore, è un aspetto già messo in evidenza da diversi commentatori. Il Terzo settore non entra in gioco e non deve essere invocato solo in caso di ‘fallimento’ dello Stato e del mercato, ma deve essere trattato alla stessa stregua di questi ultimi due, ed anzi in certi casi loro preferito in ragione del suo collegamento con il principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale, messo in luce, senza esitazioni, dalla tanto fondamentale quanto coraggiosa sentenza della Corte costituzionale n. 131 del 2020. Ma a ben vedere, il nostro settore ‘terzo’ non può definirsi non solo perché una graduatoria tra settori è inconcepibile dal punto di vista logico, ma anche perché, in verità, i settori da individuare e considerare non sarebbero soltanto tre, ma molti di più. Innanzitutto, nell’ambito del ‘secondo’ settore, le società cooperative (la cui funzione sociale è riconosciuta dalla Costituzione) richiederebbero una collocazione specifica rispetto alle società lucrative. Non a caso, in alcuni Paesi europei, esse rien- trano (assieme agli enti senza scopo di lucro) nella categoria, anche normativa, dell’’economia sociale’.

In secondo luogo, anche in ragione della riforma del 2017, occorre tracciare una chiara linea di demarcazione tra il settore ‘non profit’ genericamente inteso e il settore degli enti non lucrativi di utilità sociale, denominato appunto ‘Terzo settore’. I due ambiti dovrebbero essere tenuti separati e distinti in analisi di ogni genere. Anche a livello statistico, ad esempio, ci si deve interrogare, come del resto si cerca di fare nel 1° Rapporto di Terzjus, su quante, delle oltre 350mila organizzazioni non profit censite dall’Istat (con riferimento al 31 dicembre 2018), diventeranno enti del Terzo settore iscrivendosi nel Runts. Se in prima battuta si può rispondere che non tutti gli enti non profit sceglieranno di qualificarsi come enti del Terzo settore, vi sono tuttavia diversi elementi che inducono a ritenere che il Terzo settore saprà attrarre molte più organizzazioni di quelle complessivamente già censite dall’Istat come istituzioni non profit. Emergeranno infatti ‘nuovi’ enti del Terzo settore in virtù di un quadro normativo favorevole sia al transito di diverse realtà organizzative dal ‘secondo’ al ‘terzo’ settore, sia alla generazione di ‘nuove’ realtà organizzative espressive del bisogno crescente dei cittadini di trovare soluzioni ‘private’ a istanze di interesse generale.


Non si può più parlare di settore ‘terzo’, anche perché gli ambiti sono ormai molti di più, e si generano processi innovativi


​Un forte contributo in questa direzione potrà anche venire dagli enti religiosi. Questi ultimi potranno infatti decidere di gestire le proprie attività di interesse generale costituendo un ‘ramo del Terzo settore’, funzionalmente e contabilmente separato dalle attività di culto svolte dal medesimo ente, oppure un autonomo, ancorché controllato, soggetto giuridico del Terzo settore. Affinché tutte le potenzialità della riforma possano realizzarsi, è necessario però che si completi il suo percorso di attuazione, cui mancano ancora, sostanzialmente, due passaggi fondamentali: il primo, l’avvio del Runts, è dato ormai come imminente; il secondo, il rilascio dell’autorizzazione europea alla nuova disciplina fiscale del Terzo settore, richiede invece la preventiva richiesta da parte del Governo italiano che si spera sia presentata senza indugio alla Commissione europea.

*Antonio Fici, Professore di Diritto Privato Università del Molise e Direttore scientifico di Terzjus

Luigi BobbaAntonio Fici: “Non solo non profit: la riforma farà decollare il Terzo settore”
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Luigi Bobba al Quirinale per presentare il primo rapporto sullo stato e sulle prospettive della legislazione sul Terzo Settore in Italia

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra il Sen.Luigi BOBBA,Presidente di TERZJUS
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Presente anche il vercellese Gianfranco Astori, Consigliere per l’informazione del Presidente.

Si è svolto ieri, 1° luglio, l’incontro tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e una delegazione di Terzjus, formata dal Presidente, Luigi Bobba, il Segretario Generale, Gabriele Sepio, e il Direttore Scientifico, Antonio Fici, per presentare e consegnare il primo Terzjus Report sulla Riforma del Terzo Settore, che stamani è oggetto di un seminario presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica.

“Siamo onorati – commenta Luigi Bobba – di avere avuto la possibilità di incontrare il Presidente Mattarella e di potergli presentare il rapporto “Riforma in movimento”, redatto in occasione del primo compleanno di Terzjus. Con il Presidente abbiamo sottolineato la novità della nuova legislazione, che si è proposta di dare un vestito unitario al mondo del Terzo Settore. Ma non bastano nuove norme per conseguire l’obiettivo di valorizzare quell’”Italia che ricuce”, è necessario infatti camminare tutti nella stessa direzione, solo così il Terzo Settore potrà veramente diventare struttura portante dell’intero Paese. Dai risultati del rapporto – conclude il Presidente Bobba – viene un invito forte alle istituzioni preposte all’attuazione della riforma, non solo ad accelerare il passo, ma anche ad accompagnare con adeguate risorse questo importante cambiamento.”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso dell’incontro con il Sen.Luigi BOBBA,Presidente di TERZJUS e una delegazione
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Luigi BobbaLuigi Bobba al Quirinale per presentare il primo rapporto sullo stato e sulle prospettive della legislazione sul Terzo Settore in Italia
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Terzjus Report 2021 “Riforma in movimento” sarà consegnato il 1° luglio al Presidente della Repubblica e presentato, il 2 luglio, al convegno in Senato con Andrea Orlando e Nicolas Schmit

COMUNICATO STAMPA

Luigi Bobba: Terzjus Report 2021 “Riforma in movimento” sarà consegnato il 1° luglio al Presidente della Repubblica e presentato, il 2 luglio, al convegno in Senato con Andrea Orlando e Nicolas Schmit

Terzjus festeggia il suo primo compleanno con l’avvio di una collana di Report – annuali sull’Italia e biennali con un profilo europeo – il 2 luglio alle ore 11, in diretta dalla Sala Capitolare del Senato della Repubblica, con la presentazione al pubblico del Terzjus Report 2021 “Riforma in movimento”.

L’evento, che si potrà seguire in diretta sulla web tv del Senato della Repubblica e sui canali YouTube del Senato e di Terzjus, ha ottenuto anche il contributo del Commissario Europeo per l’occupazione, gli affari sociali e l’integrazione, Nicolas Schmit, che verrà trasmesso all’inizio del convegno. “L’economia sociale – afferma il Commissario Schmit – può svolgere un ruolo chiave nello sforzo della ricostruzione delle nostre economie e società post pandemia che ci trova tutti impegnati a livello nazionale e europeo. Pertanto, il rapporto di Terzjus è particolarmente pertinente in quanto coglie le attuali sfide delle organizzazioni dell’economia sociale.”

Terzjus Report 2021, che si compone di cinque sezioni e racchiude i contributi di accademici, esperti e professionisti del settore, rappresenta sia un utile strumento per analizzare, anche in chiave propositiva, l’evoluzione della legislazione sia un “manuale d’istruzioni” per informare, guidare e supportare tutte le organizzazioni a navigare il nuovo diritto del Terzo settore. Contiene inoltre la survey digitale messa in opera insieme ad Italia non profit, ed è realizzato con il supporto di Fondazione Cariplo, Fondazione Unipolis e dell’Associazione delle fondazioni di origine bancaria del Piemonte, con il contributo di Cattolica Assicurazioni per la pubblicazione a cura dell’Editoriale Scientifica di Napoli

Si parte perciò anche e soprattutto dal basso, dalle sollecitazioni dei soci che hanno dato vita a Terzjus, dalle difficoltà concrete che tutti i giorni gli operatori e dirigenti del Terzo Settore affrontano, dai progetti delle tante realtà associative cooperative e di volontariato, dai cittadini beneficiari, facendo squadra con il Comitato scientifico di Terzjus, guidato da Antonio Fici e un network di accademici e professionisti giuridici, finanziari, economiche sociali per monitorare l’attuazione della riforma più importante del Terzo Settore e formulare proposte e suggerimenti.

Una costante metodologica del Presidente di Terzjus, Luigi Bobba, che ha usato la medesima modalità da promotore della stessa Riforma del Terzo settore, – come Sottosegretario al Ministero del Lavoro nella precedente legislatura – e da poco nominato membro del Comitato Nazionale del Terzo Settore. “Siamo orgogliosi di celebrare questo compleanno così importante – dichiara Luigi Bobba – non solo dando vita al 1° Terzjus Report, ma soprattutto avendo la possibilità di consegnarlo al Presidente della Repubblica il 1° luglio, condividendo con lui le sfide che dal nostro Osservatorio abbiamo colto e provato ad affrontare. Un segnale, quello del Presidente Mattarella, di costante attenzione al riconoscimento e alla promozione del Terzo settore, oggi più che mai “struttura portante” dell’intero Paese.

Il Terzjus Report 2021 potrà essere scaricato gratuitamente dal sito www.terzjus.it a partire dal 2 luglio.

Link per seguire l’evento:
https://www.youtube.com/user/SenatoItaliano
https://www.youtube.com/channel/UC30WOLTsOvgnOCelO-GGI9A
https://webtv.senato.it

Programma dell’evento

Luigi BobbaTerzjus Report 2021 “Riforma in movimento” sarà consegnato il 1° luglio al Presidente della Repubblica e presentato, il 2 luglio, al convegno in Senato con Andrea Orlando e Nicolas Schmit
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Presentazione del Terzjus Report 2021 – Roma, 2 Luglio ore 11

A conclusione di questo primo anno di vita di Terzjus – Osservatorio giuridico del terzo settore, ho il piacere di invitarvi alla presentazione del Terzjus Report 2021, il primo rapporto sullo stato e l’evoluzione della legislazione sul terzo settore in Italia.
L’incontro si terrà il 2 luglio a partire dalle ore 11 a Roma nella sala Capitolare del Senato a Palazzo della Minerva. Potrete seguire l’evento sui canali YouTube del Senato e di Terzjus.
Il Terzjus Report, che dal 2 luglio sarà scaricabile gratuitamente dal sito www.terzjus.it, contiene sia un monitoraggio della legislazione sul Terzo settore emanata a seguito della Riforma del 2017, sia una survey digitale sulla percezione e l’impatto della stessa sugli enti del terzo settore. Completano il Rapporto alcuni focus tematici sulle questioni di maggiore attualità, il racconto di sette buone prassi di innovazione sociale nonché alcune proposte rivolte alle istituzioni e in particolare al Ministro del Lavoro Andrea Orlando, che sarà presente all’evento.
Nella speranza di avervi con noi il 2 luglio – seppur a distanza – vi invio un cordiale saluto.

Luigi Bobba
Presidente Terzjus

RIFORMA IN MOVIMENTO
PRESENTAZIONE DEL TERZJUS REPORT 2021

Venedì 2 luglio ore 11
Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva
Piazza della Minerva, 38 – Roma

Introduce
Luigi Bobba, Presidente di Terzjus

Saluti istituzionali
Anna Rossomando,Vicepresidente del Senato
Nicolas Schmit, Commissario Europeo per l’Occupazione, gli Affari Sociali e l’Integrazione

Presentazione
1° Rapporto sullo stato e le prospettive della legislazione sul Terzo Settore in Italia
Antonio Fici, Direttore scientifico di Terzjus

Dialoghi sul Terzo Settore che verrà
Moderano Luigi Bobba e Sara Vinciguerra

“Non solo freddi numeri, ma una Riforma in movimento”
Stefano Arduini,Direttore di “Vita”
Claudia Fiaschi, Portavoce del Forum Terzo Settore

“Gli innovatori non aspettano”
Elisabetta Soglio, Responsabile di “Corriere Buone Notizie”
Stefania Mancini,Presidente di Assifero

“Verso un’amministrazione condivisa”
Gabriele Sepio, Segretario Generale di Terzjus
Giuliano Amato, Vicepresidente della Corte Costituzionale
Maria Carla De Cesari, Caporedattore “Norme e Tributi” – Il Sole 24 Ore

“Guardando al 2022: un necessario cambio di passo”
Luigi Bobba, Presidente di Terzjus
Andrea Orlando, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Massimo Calvi, Caporedattore di “Avvenire”

Link per seguire l’evento:
sul canale YouTube del Senato Italiano
https://www.youtube.com/user/SenatoItaliano
sul canale YouTube di Terzjus
https://www.youtube.com/channel/UC30WOLTsOvgnOCelO-GGI9A
sulla web tv del Senato Italiano
https://webtv.senato.it

I giornalisti devono accreditarsi scrivendo a: vinciguerra@terzjus.it

Locandina Presentazione Terzjus Report 2021

Luigi BobbaPresentazione del Terzjus Report 2021 – Roma, 2 Luglio ore 11
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Gli enti sportivi dilettantistici tra due riforme. Un seminario per capire e correggere

Gli enti sportivi dilettantistici si trovano oggi tra le due “grandi” riforme, quella del terzo settore e quella dello sport. Tra le più di 360.000 istituzioni non profit censite dall’Istat, circa 90.000 sono associazioni o società sportive dilettantistiche. Per questo è necessario capire più a fondo le conseguenze della riforma dello sport ed eliminare la dove sono i conflitti con la riforma del terzo settore. Un seminario di lavoro il prossimo 18 giugno

La riforma dello sport, recentemente varata, è ancora in gran parte inefficace. Già ne è prevista la “correzione” successivamente alla sua entrata in vigore. Tale correzione dovrà però essere sostanziale per consentire agli enti sportivi dilettantisti di poter assumere anche la qualifica di enti del terzo settore, in continuità con il passato.

Il convegno promosso da Terzjus in collaborazione con Vita e il Coordinamento degli Enti di promozione sportiva del Coni, si propone pertanto di analizzare sotto diversi profili la situazione degli enti sportivi dilettantistici tra le due “grandi” riforme, quella del terzo settore e quella dello sport, al fine di individuare novità, incongruenze, modifiche necessarie ad armonizzare le due discipline per consentire l’armonico sviluppo degli enti sportivi dilettantistici, e favorirne l’approdo verso il terzo settore riformato.

Così il presidente di Terzjus, Luigi Bobba, spiega le finalità del seminario online: «Mentre la riforma del Terzo settore prendeva faticosamente il via, il Governo Conte II ( e poi nell’atto finale il Governo Draghi) elaboravano ed emanavano una riforma dello sport che presenta non pochi intrecci, rinvii e ricadute in particolare con il dlgs 117/2017, meglio noto come Codice del Terzo settore. Innanzitutto per i numeri che sono in gioco. Tra le più di 360.000 istituzioni non profit censite dall’Istat, circa 90.000 sono associazioni o società sportive dilettantistiche. Di queste 90.000 organizzazioni, si stima che più della metà possano essere qualificate come Enti del terzo settore reali o potenziali, ovvero abbiano i requisiti o per trasmigrare nel nuovo Registro unico del terzo settore o possano chiedere di iscriversi onde potersi avvalere dei vantaggi previsti dal Codice del Terzo settore. Già solo questo dato rivela come le due riforme non possano procedere su binari paralleli, ma abbiano bisogno di un’armonizzazione che purtroppo non è stata prevista al momento del varo della riforma dello sport”.

Il seminario si propone quindi l’obiettivo non solo di esaminare in profondità i diversi aspetti della riforma dello sport, ma altresì di individuare i necessari correttivi affinché vengano non si creino artificiose separazioni tra le Associazioni Sportive Dilettantistiche e gli altri enti del terzo settore e che consentano alle stesse di potersi iscrivere al nuovo Registro unico del terzo settore.

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Luigi BobbaGli enti sportivi dilettantistici tra due riforme. Un seminario per capire e correggere
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