Sfide e opportunità per gli ETS di fronte al Social Economy Action Plan: webinar 11 aprile ore 17

Webinar, lunedì 11 aprile 2022, ore 17-19

Promotori: Avvenire e Terzjus

Rimettersi in gioco. Sfide e opportunità per gli ETS di fronte al Social Economy Action Plan

Con il Social Economy Action Plan si può aprire una nuova stagione per il mondo del Terzo Settore e non solo. È però necessaria una approfondita riflessione per cogliere le implicazioni complessive e le possibilità che la prospettiva europea offre a tutti i soggetti che rientrano nell’area dell’Economia Sociale.

Per questo un momento di studio e di approfondimento può aiutare a sintonizzare le diverse dimensioni – scientifica, giuridica, politica e operativa – al fine di far si che dalla consapevolezza delle specificità e dalle scelte condivise da parte dei soggetti interessati possa scaturire una stagione di reale sviluppo di un nuovo modello sociale ed economico.

Programma

“Se non ora, quando?” – Introduzione di Luigi BOBBA, presidente di Terzjus

Conduce e modera: Marco GIRARDO, caporedattore dell’inserto Economia civile di «Avvenire»

“Uno scacchiere complesso, in Europa e in Italia”
– Gianluca SALVATORI, segretario generale di Euricse
– Patrizia TOIA, vicepresidente dell’Intergruppo dell’Economia sociale del Parlamento europeo

“Nuove sfide e nuovi paradigmi”
per la scienza economica: Carlo BORZAGA, Università di Trento
per la dimensione giuridica: Antonio FICI, Università di Tor Vergata
per i soggetti dell’economia sociale: Beppe GUERINI, membro del CESE
per le organizzazioni di rappresentanza: Luca JAHIER, già presidente del CESE
per l’operatività degli enti: Luigi MARTIGNETTI, direttore di Reves network

“Per giocare una partita al rialzo” – Conclusioni di Felice SCLAVINI, Cda di Terzjus

Live sul canale YouTube di «Avvenire» e di Terzjus

Luigi BobbaSfide e opportunità per gli ETS di fronte al Social Economy Action Plan: webinar 11 aprile ore 17
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La riforma. La spinta del “Runts” al Terzo settore

Antonio Fici,  Avvenire.it, venerdì 4 febbraio 2022

Dopo una lunga attesa il Runts, Registro unico del Terzo settore, è divenuto operativo il 23 novembre scorso e i primi dati sulle iscrizioni sembrano confermare le iniziali aspettative: il “nuovo” Terzo settore, così come ridisegnato dalla Riforma del 2017, è diverso e più ampio rispetto al “vecchio”, quello fondato su una moltitudine di leggi speciali e di registri regionali.
Il rinnovato interesse si evince dalle oltre 3.000 domande di iscrizione già pervenute agli Uffici competenti in soli due mesi. Se da un lato è vero che c’erano già tanti enti scalpitanti “alla porta” del Runts, dall’altro lato è anche vero che a tutti era richiesto di confrontarsi con un nuovo strumento informatico. Il dato è dunque molto significativo. Testimonia come la procedura di iscrizione, per quanto perfezionabile, si stia confermando agevole, sia dal lato tecnico che giuridico, a dimostrazione del buon lavoro svolto da Ministero del Lavoro (per i profili disciplinari) e Unioncamere (per la parte informatica). (continua)

 

Luigi BobbaLa riforma. La spinta del “Runts” al Terzo settore
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«Avvenire» e Terzjus: seminario online sul RUNTS, 7 febbraio ore 17

AVVENIRE in collaborazione con TERZJUS

organizzano il seminario on line per la presentazione del Quaderno di Terzjus:

“Il Registro unico del Terzo settore” e le nuove norme: come orientarsi

Lunedi 7 febbraio ore 17 – 18.30

 

Programma

Conduce : Marco Girardo, caporedattore dell’inserto di Avvenire «Economia Civile»

Saluti: Luigi Bobba, presidente di Terzjus

Interventi:

  • Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del Terzo settore
  • Monica Raciti, responsabile Servizio Politiche per l’Integrazione sociale e il terzo settore della Regione Emilia Romagna
  • Claudio Gagliardi, vicesegretario di Unioncamere
  • Chiara Tommasini, presidente di Csvnet
  • Gianluca Abbate,  delegato del Consiglio dell’Ordine del Notariato
  • Gabriele Sepio, segretario generale di Terzjus
  • Alessandro Lombardi, Direttore generale Ministero del lavoro per il terzo settore

Saranno presenti i curatori del volume prof. Antonio Fici e notaio Nicola Riccardelli

È possibile seguire l’evento in diretta:
– sulla pagina Facebook di Avvenire
– sul canale YouTube di Terzjus

Luigi Bobba«Avvenire» e Terzjus: seminario online sul RUNTS, 7 febbraio ore 17
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Antonio Fici: “Non solo non profit: la riforma farà decollare il Terzo settore”

Il Rapporto «Terzjus» mostra l’evoluzione giuridica e culturale degli enti di utilità sociale e senza scopo di lucro

di Antonio Fici*, Avvenire, venerdì 2 luglio 2021

La riforma del Terzo settore, in vigore dal 2017, ha formalmente riconosciuto, e così attribuito dignità legislativa, a un insieme vasto e variegato di organizzazioni che condividono il medesimo obiettivo: perseguire, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. La riforma non si è tuttavia limitata a fotografare l’esistente, ma ha cercato di tracciarne alcune possibili linee evolutive, individuate sulla base di tendenze già in atto o di prospettive di sviluppo auspicate, durante il suo iter di approvazione, dai principali stakeholder, i portatori d’interessi. Così, accanto a vincoli inevitabili in ragione delle agevolazioni di cui sono destinatari, vi sono anche, nella legislazione di riforma, numerose opportunità concesse agli enti del Terzo settore. Esse non concernono soltanto gli aspetti tributari o di relazione con gli enti pubblici (che sono i più noti e pubbliciz-zati), ma anche i profili più squisitamente organizzativi.

In questo senso, la riforma potrà dare impulso – e i primi segnali di questo processo sono colti nel 1° Rapporto di Terzjus che viene presentato oggi a Roma – a una nuova fase ‘creativa’ che potrà culminare nella riorganizzazione del settore su nuove e più solide basi. Un fattore evolutivo è innanzitutto rappresentato dalla stessa istituzione, a livello legislativo, dell’insieme organizzativo denominato ‘Terzo settore’. L’alluvionale legislazione speciale degli anni 90 dello scorso secolo aveva infatti, com’è noto, frammentato questo mondo, contribuendo a una sua ingiustificabile disarticolazione interna. Né la pur meritoria disciplina delle Onlus, data la sua natura essenzialmente fiscale, era riuscita a invertire o contenere questo processo. Oggi, invece, il Terzo settore è un ‘complesso di enti’ che ospita al suo interno organizzazioni di diversa natura, come ad esempio le ‘organizzazioni di volontariato’, la cui azione è prevalentemente gratuita, e le ‘imprese sociali’, che al contrario agiscono secondo logiche imprenditoriali.

Dopo la frenata, il cammino della norma del 2017 sta ripartendo e può completarsi. Una svolta culturale per tutta l’economia civile. L’Italia fa da apripista in Europa

​Nella ‘casa comune’ del Terzo settore potranno inoltre essere accolte ‘nuove’ tipologie di enti ignorate dalla legislazione preesistente, benché da tempo socialmente tipiche, come ad esempio gli ‘enti filantropici’, il cui obiettivo prevalente è promuovere o finanziare attività di interesse generale svolte da altri enti, e le ‘reti associative’ quali organismi di promozione, tutela e rappresentanza degli enti del Terzo settore. La prospettiva della nuova legislazione è dunque quella della ‘unità nella diversità’, ben rappresentata dall’esistenza di un Registro unico e nazionale (il Runts), suddiviso però al suo interno in sette sezioni, tante quanto sono, attualmente, le tipologie ammesse e riconosciute di enti del Terzo settore. L’unità potrà favorire il ‘dialogo’ tra soggetti che sono tra loro ‘diversi’ soltanto per il differente modo in cui perseguono i medesimi obiettivi, ma potrà anche promuovere l’uso ‘strumentale’ dei modelli organizzativi del Terzo settore. Si pensi ad esempio a una rete associativa che costituisca una società impresa sociale per lo svolgimento di attività strumentali (ad es. di formazione) in favore degli enti ad essa aderenti. Oppure a un’impresa sociale che dia luogo ad una fondazione filantropica al fine di supportare altri enti del terzo settore.

Esperimenti di ingegneria organizzativa, favoriti dalla nuova legislazione, si convertono così in fattori di forte innovazione sociale. I rapporti annuali di Terzjus cercheranno di cogliere questo aspetto dedi- cando ampio spazio alla narrazione di ‘buone prassi organizzative’ favorite dalla Riforma. Il riconoscimento legislativo del Terzo settore non poteva che realizzarsi attraverso una chiara delimitazione del suo ‘perimetro’ e la conseguente attribuzione di una specifica identità agli enti in esso rientranti. Oggi, finalmente, sappiamo cos’è Terzo settore e cosa non lo è. Chi può definirsi ente del Terzo settore e chi non lo può (più) fare (se non intende essere sanzionato). Gli enti del Terzo settore sono enti privati, indipendenti sia dagli enti pubblici sia da altri soggetti come i partiti politici e i sindacati. Essi svolgono una o più attività di interesse generale (tra quelle elencate dal legislatore) non per scopo di lucro bensì per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. L’iscrizione nel Runts è l’atto formale che ne completa l’iter di qualificazione giuridica.


Mancano solo due passaggi fondamentali: l’avvio del Registro unico, ormai imminente, e il rilascio dell’autorizzazione europea alla nuova disciplina fiscale, che il governo deve richiedere a Bruxelles

​Tutti i requisiti sopra menzionati sono dunque essenziali affinché un ente sia del Terzo settore. Dal quadro complessivo emerge peraltro un settore impropriamente definito ‘terzo’. Che non sia ‘terzo’ in ordine di importanza, rispetto al ‘primo’ e al ‘secondo’ settore, è un aspetto già messo in evidenza da diversi commentatori. Il Terzo settore non entra in gioco e non deve essere invocato solo in caso di ‘fallimento’ dello Stato e del mercato, ma deve essere trattato alla stessa stregua di questi ultimi due, ed anzi in certi casi loro preferito in ragione del suo collegamento con il principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale, messo in luce, senza esitazioni, dalla tanto fondamentale quanto coraggiosa sentenza della Corte costituzionale n. 131 del 2020. Ma a ben vedere, il nostro settore ‘terzo’ non può definirsi non solo perché una graduatoria tra settori è inconcepibile dal punto di vista logico, ma anche perché, in verità, i settori da individuare e considerare non sarebbero soltanto tre, ma molti di più. Innanzitutto, nell’ambito del ‘secondo’ settore, le società cooperative (la cui funzione sociale è riconosciuta dalla Costituzione) richiederebbero una collocazione specifica rispetto alle società lucrative. Non a caso, in alcuni Paesi europei, esse rien- trano (assieme agli enti senza scopo di lucro) nella categoria, anche normativa, dell’’economia sociale’.

In secondo luogo, anche in ragione della riforma del 2017, occorre tracciare una chiara linea di demarcazione tra il settore ‘non profit’ genericamente inteso e il settore degli enti non lucrativi di utilità sociale, denominato appunto ‘Terzo settore’. I due ambiti dovrebbero essere tenuti separati e distinti in analisi di ogni genere. Anche a livello statistico, ad esempio, ci si deve interrogare, come del resto si cerca di fare nel 1° Rapporto di Terzjus, su quante, delle oltre 350mila organizzazioni non profit censite dall’Istat (con riferimento al 31 dicembre 2018), diventeranno enti del Terzo settore iscrivendosi nel Runts. Se in prima battuta si può rispondere che non tutti gli enti non profit sceglieranno di qualificarsi come enti del Terzo settore, vi sono tuttavia diversi elementi che inducono a ritenere che il Terzo settore saprà attrarre molte più organizzazioni di quelle complessivamente già censite dall’Istat come istituzioni non profit. Emergeranno infatti ‘nuovi’ enti del Terzo settore in virtù di un quadro normativo favorevole sia al transito di diverse realtà organizzative dal ‘secondo’ al ‘terzo’ settore, sia alla generazione di ‘nuove’ realtà organizzative espressive del bisogno crescente dei cittadini di trovare soluzioni ‘private’ a istanze di interesse generale.


Non si può più parlare di settore ‘terzo’, anche perché gli ambiti sono ormai molti di più, e si generano processi innovativi


​Un forte contributo in questa direzione potrà anche venire dagli enti religiosi. Questi ultimi potranno infatti decidere di gestire le proprie attività di interesse generale costituendo un ‘ramo del Terzo settore’, funzionalmente e contabilmente separato dalle attività di culto svolte dal medesimo ente, oppure un autonomo, ancorché controllato, soggetto giuridico del Terzo settore. Affinché tutte le potenzialità della riforma possano realizzarsi, è necessario però che si completi il suo percorso di attuazione, cui mancano ancora, sostanzialmente, due passaggi fondamentali: il primo, l’avvio del Runts, è dato ormai come imminente; il secondo, il rilascio dell’autorizzazione europea alla nuova disciplina fiscale del Terzo settore, richiede invece la preventiva richiesta da parte del Governo italiano che si spera sia presentata senza indugio alla Commissione europea.

*Antonio Fici, Professore di Diritto Privato Università del Molise e Direttore scientifico di Terzjus

Luigi BobbaAntonio Fici: “Non solo non profit: la riforma farà decollare il Terzo settore”
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Iniziativa. I giovani e il servizio civile per tutti. «Sì a un mese di prova in estate»

Durante l’incontro promosso da “Avvenire” e “Vita”, è emerso un fronte trasversale favorevole all’investimento sin da subito di risorse e progetti a favore delle nuove generazioni

Le sfide sul tavolo​

1 La proposta di Bobba. Un’alternanza Scuola-Servizio civile rivolta a tutti i ragazzi e le ragazze tra i 16 e 18 anni e la possibilità di votare per l’elezione dei sindaci. È la doppia proposta avanzata da Luigi Bobba, presidente di Terzjus (Osservatorio di diritto del Terzo Settore) e già sottosegretario al Lavoro. L’idea dell’alternanza tra scuola e SC, che può essere inserita nel curriculum del giovane con l’acquisizione di crediti formativi, venne lanciata con un intervento su Avvenire nel 2020 (tinyurl.com/f38v4483), nel quale Bobba parlava di «un’esperienza di educazione civica sul campo, un modo per qualificare e rafforzare l’appartenenza alla propria comunità». Nel 2013, invece, con l’ex collega parlamentare Dario Nardella (ora sindaco di Firenze), venne depositata una proposta di legge per far votare i 16enni per il proprio Sindaco.

2 Il voto ai sedicenni. In Italia per votare alle elezioni politiche per la Camera, e per le amministrative, si deve avere raggiunto la maggiore età, 18 anni. Lo prevede la Costituzione. Possono eleggere senatori e senatrici, invece, i cittadini con più di 25 anni. La legge di riforma costituzionale per abbassare questo limite a 18 anni è stata approvata alla Camera nel 2019, ma poi l’iter si è interrotto. Da tempo si parla anche di estendere il diritto di voto ai sedicenni. La proposta è stata rilanciata da Enrico Letta nel discorso che ha fatto il 14 marzo 2021 all’Assemblea nazionale del Partito Democratico che lo ha eletto nuovo segretario. La stessa idea era stata messa in campo da Walter Veltroni nel 2007, una volta diventato segretario Pd, e riproposta dallo stesso Letta nel 2019. Del 2015 una proposta di legge analoga della Lega Nord.

3 Il servizio civile universale. È dal 2005 che il Parlamento ha sospeso il servizio di leva obbligatorio, sia quello militare che quello civile per gli obiettori di coscienza. Come per le Forze armate, anche il servizio civile è diventato volontario. Poi nel 2016 è stato coinvolto nella riforma del Terzo settore, diventando “universale”: nelle intenzioni doveva essere accessibile a tutti coloro che ne avessero fatto domanda. L’inadeguatezza dei fondi però finora lo ha impedito e le richieste sono ogni anno almeno il doppio dei posti. Numerose in questi anni le proposte di reintrodurre un servizio civile obbligatorio, di durata inferiore all’anno attuale, come scuola di cittadinanza e impegno civico. Un progetto che si scontra con due difficoltà: creare progetti per un bacino di circa 400 mila giovani l’anno (rispetto ai 50mila attuali) e trovare risorse economiche commisurate.

leggi l’articolo su Avvenre di sabato 17 aprile 2021

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Video. Giovani e impegno civile, le proposte per la politica

Webtalk venerdì 16 aprile (17.30-19) organizzato da Avvenire e Vita

L’ingresso dei giovani nella vita civile, il loro coinvolgimento in termini di partecipazione e responsabilizzazione verso la comunità e di impegno sociale e politico sono questioni da tempo sul campo. In una fase storica in cui l’evoluzione demografica rischia di escludere sempre di più le giovani generazioni dalle istanze pubbliche, il tema richiede di essere affrontato con serietà per individuare soluzioni adeguate e aperte al futuro.

leggi l’articolo su Avvenire di venerdì 16 aprile 2021

Luigi BobbaVideo. Giovani e impegno civile, le proposte per la politica
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