Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Istituto Salesiano “G. Bearzi” di Udine

Le parole del Presidente Mattarella – di valorizzazione ed incoraggiamento per la IeFP e per tutta la formazione professionale – pronunciate durante la visita al centro di formazione Bearzi ad Udine, sono una lezione magistrale sul tema del lavoro, sull’importanza della sicurezza, sullo sviluppo umano dell’economia e delle comunità, e sul valore della pace.

Udine, 29/04/2022 (II mandato)

In questo tempo difficile è di conforto trovarsi sotto l’immagine rassicurante di Don Bosco.

Desidero rivolgere un saluto molto cordiale al Presidente della Regione, al Sindaco e, attraverso di loro, a tutte le cittadine e a tutti i cittadini del Friuli e di Udine.

Un saluto a tutti i presenti. Vorrei rivolgermi particolarmente, con intensità speciale, ai familiari di Lorenzo Parelli che ringrazio per la loro presenza e per l’incontro che poc’anzi abbiamo avuto.

Ringrazio Don Teston e il Professor Armano per le parole che hanno pronunziato, per le considerazioni svolte, e anche per l’opportunità di poter visitare poc’anzi i locali del Bearzi, incontrando i bambini e i ragazzi delle elementari e delle medie e, nei laboratori, i ragazzi più grandi, con la dimostrazione di alcune cose di grande interesse che stavano svolgendo.

Matteo Lorenzon, poc’anzi, ha dato voce – a nome di tanti – a un’amicizia che mai verrà meno. Il segno di Lorenzo è destinato a rimanere nella vita di chi lo ha conosciuto, di chi lo ha amato, di chi ha apprezzato la sua passione.

Io sono qui anzitutto per esprimere la mia vicinanza e la mia partecipazione all’immenso e insanabile dolore dei genitori, della sorella, degli amici e dei compagni di Lorenzo.

È una ferita profonda che interroga l’intera comunità, a cominciare dalla quella scolastica di cui era parte, dai ragazzi e dagli insegnanti del suo corso di formazione professionale.

La natura del suo percorso formativo lo aveva portato in azienda. Ma è accaduto quel che non può accadere, quel che non deve accadere.

La morte di un ragazzo, di un giovane uomo, con il dolore lancinante e incancellabile che l’accompagna, ci interroga affinché non si debbano più piangere morti assurde sul lavoro.

La sicurezza nei luoghi di lavoro è un diritto, una necessità; assicurarla è un dovere inderogabile. Questa esigenza fondamentale sarà al centro della cerimonia di dopodomani, Primo Maggio, al Quirinale.

Ma quest’anno anticipiamo qui la celebrazione della Giornata del Lavoro, in omaggio a Lorenzo e a tutti coloro che hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, affinché si manifesti con piena chiarezza che non si tratta di una ricorrenza rituale, astratta, ma di un’occasione di richiamo e di riflessione concreta sulle condizioni del diritto costituzionale al lavoro.

Il valore del lavoro, per voi giovani, e per chiunque, non può essere associato al rischio, alla dimensione della morte.

La sicurezza sul lavoro si trova alle fondamenta della sicurezza sociale, cioè del valore fondante di una società contemporanea.

Quando si parla di diritto al lavoro, di diritti del lavoro, di diritti sui posti di lavoro, sovente non sono i giovani al centro delle preoccupazioni.

E, quando è così, è un atteggiamento sbagliato.

Il ritardo – un ritardo che ci mette in coda alle statistiche europee – con il quale gran parte delle nuove generazioni riesce a trovare una occupazione non è condizione normale.

Sono quindi apprezzabili i percorsi che accompagnano i giovani ad entrare nel mondo del lavoro.

Un mondo che deve rispettarli nella loro dignità di persone, di lavoratori, di cittadini.

Che dia ai giovani quel che loro spetta, che consenta loro di esprimere le proprie capacità, affinché possano costruire il domani.

È una necessità per il futuro stesso dell’intera società.

La cronica mancanza di lavoro per le nuove generazioni – particolarmente in alcune aree – è una questione che va affrontata con impegno e con determinazione.

Accorciare la distanza tra giovani e lavoro è condizione indispensabile di sviluppo e di sostenibilità per l’intero Paese, tanto più in presenza di una crisi demografica che ha ridotto in notevole misura la presenza dei giovani nelle comunità.

Occorre liberare le giovani generazioni da quegli impedimenti, da quella compressione di energie, che molteplici fattori strutturali hanno via via opposto al loro naturale cammino.

La crescita complessiva del livello di istruzione e, in essa, della formazione tecnica e professionale qualificata, è fondamentale. Cambia la vita delle persone.

Esperienze come questa in cui ci troviamo, il Bearzi, – come è stato poc’anzi sottolineato opportunamente – sono uno strumento di forte contrasto alla dispersione scolastica e, sovente, sollecitano il raggiungimento di un titolo di studio secondario superiore.

Le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono un’occasione da cogliere anche per modificare questi squilibri generazionali che hanno il loro fulcro nel lavoro ma che riguardano anche la casa e il welfare, insomma le condizioni per progettare in autonomia il proprio futuro e dar vita a una famiglia.

Il tempo della pandemia ha colpito fortemente i giovani in età scolare, lasciando in queste fasce d’età l’eredità forse più pesante.

Non tornerà certo il mondo di prima della pandemia. O faremo un deciso passo in avanti, e siamo in grado di farlo, o rischiamo di tornare indietro.

I giovani chiedono scelte lungimiranti, cui è necessario corrispondere.

Anche a loro, naturalmente, viene chiesto impegno. Il futuro si realizza meglio se i giovani ne diventano sin d’ora protagonisti. Come è accaduto in tanti passaggi importanti della nostra storia.

Viviamo una stagione intensa, per molti versi drammatica, ma il modo più efficace per affrontarla è non rinunciare a progettare il futuro, a progettare il domani, a guardare lontano.

Nel momento in cui la ripresa sembrava avviata, anche con ritmi maggiori rispetto a molte delle previsioni, più confortanti, più promettenti, è intervenuta una guerra insensata, provocata dall’aggressione militare russa contro il popolo ucraino, che va sostenuto nella sua resistenza.

Il traguardo di umanità a cui è necessario tendere resta la pace.

Ben lo sanno i giovani, ai quali la Repubblica, in questi 76 anni, ha saputo assicurare la pace.

La pace, che è inscindibilmente connessa alla libertà, al diritto, alla giustizia, allo sviluppo nel benessere dei nostri Paesi e delle nostre città.

Il Primo maggio sollecita a porre il lavoro al centro del nostro agire e del nostro pensare.

Il lavoro, come dice la Costituzione, è la base su cui è vive la Repubblica.

È stato il lavoro degli italiani a consentire nei decenni crescita sociale, economica, civile.

Il lavoro ci ha reso, soprattutto, ciò che siamo.

Ha ampliato i diritti, ha dato concretezza alla grande speranza di pace e sviluppo che animava i giorni della Liberazione.

Con il lavoro si contribuisce al benessere collettivo, si partecipa con pienezza alla vita di comunità.

Il lavoro è motivo di dignità per ogni donna e ogni uomo.

Ne abbiamo tanti esempi, anche in questa terra, intorno a noi.

L’emergenza sanitaria, la guerra, l’aumento dei prezzi dell’energia e di molte materie prime, l’inflazione incidono sulla nostra vita quotidiana e spingono a riflettere sulle responsabilità che gravano sugli Stati per poter garantire la sicurezza della salute e la pace.

Al nostro interno siamo chiamati a operare per ridurre quegli squilibri di struttura di cui da tempo soffriamo.

La transizione ecologica e digitale resta la direttrice delle politiche pubbliche, anche di fronte alle nuove difficoltà.

In gioco non c’è soltanto l’entità dello sviluppo. In gioco c’è la capacità di essere all’altezza delle sfide globali e di esercitare un ruolo di avanguardia. In gioco c’è la riprogettazione dei modelli produttivi sui quali si è assestato il modello di sviluppo europeo e italiano.

La formazione può aiutare a colmare divari importanti.

Non abbiamo tempo da perdere. Qualificare le professionalità, sostenere nuovi profili, aggiornare le competenze lungo tutto l’arco della vita lavorativa: così una comunità può progredire.

La ripresa economica seguita alla fase più acuta della pandemia ci ha permesso una risalita incoraggiante dell’occupazione, unita a una crescita del Pil, delle produzioni industriali, dei consumi. Dobbiamo cercare, malgrado le nuove difficoltà, di garantire questo percorso, che è segno di una società attiva, dinamica, con grandi potenzialità, con grandi risorse umane.

È appena il caso di ricordare che la crescita duratura richiede e impone che il lavoro cresca. In quantità e in qualità.

Diversamente, che senso avrebbe lo sviluppo se al benessere prodotto non avessero a partecipare i nostri concittadini?

Crescere in qualità significa anche affrontare il tema della precarietà. Un problema acuto e una spina nel fianco della coesione sociale.

Continuiamo a registrare lavoro irregolare, che talvolta varca il limite dello sfruttamento, persino della servitù.

Non mancano lavoratori poveri e pensionati poveri, ai quali il reddito percepito non è sufficiente, anche in ragione del carico familiare o dell’assistenza a persone con gravi difficoltà.

La resilienza e la volontà di ripresa, il desiderio dei giovani di “vivere”, sono stati essenziali in questi due anni, caratterizzati da misure di sostegno di carattere eccezionale – sorrette dalla Unione Europea – che hanno riguardato vasti settori sociali e produttivi.

Tante sono le sfide davanti a noi in questi tempi non facili.

L’Italia ha dimostrato nei mesi passati di possedere le qualità morali per non lasciarsi confondere, per non lasciarsi distrarre dal proprio cammino e dai propri valori.

Quando aumentano le difficoltà siamo capaci di trarre una forza supplementare dalla unità di intenti, che pure fa salva la diversità e la ricchezza degli apporti. È parte della nostra cultura, della nostra civiltà.

Il lavoro è espressione di questa coesione, di questa spinta all’unità, di consapevolezza di un destino comune.

Una forza preziosa che ci serve particolarmente in questa stagione, in questo periodo così difficile.

Buon lavoro per l’oggi. Buona preparazione per il lavoro di domani.

Auguri.

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Ri-fondata sul lavoro. Il lavoro come spazio per ripartire e promuovere solidarietà

Convegno

25 marzo 2022 – ore 10.00
Circolo ACLI SAN MATERNO – DORNO (PV) Via San Materno, 24

ACCOGLIENZA dei partecipanti
Battista CUCCHI – Presidente Circolo ACLI San Materno – Dorno Domenico GIACOMANTONIO – Presidente ACLI Pavia APS

SANTA MESSA celebrata da S.E. Mons. Maurizio GERVASONI
Vescovo di Vigevano e Delegato della Conferenza Episcopale Lombarda per la Pastorale sociale e del lavoro e la formazione socio-politica

Martino TRONCATTI – Presidente ACLI Lombardia APS

Luigi BOBBA – Presidente Terzjus – Osservatorio di diritto del Terzo Settore e già Presidente nazionale delle ACLI
Roberto CESA – Responsabile ACLI Rete Lavoro – Bergamo
Renata PANAS – Responsabile Sportelli Lavoro ACLI Pavia

Pierfrancesco DAMIANI – Responsabile Comunicazione ACLI Pavia APS

I lavori si concluderanno con un pranzo conviviale

Necessaria prenotazione e conferma di parteciazione segreteria@aclipavia.it / segreteria@aclilombardia.it

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Una nuova grammatica della formazione tra studio e pratica

Assistiamo, complice la ripresa economica, a un crescente divario fra domanda e offerta di lavoro. Imprese che necessitano di manodopera specializzata per le nuove mansioni create dalle innovazioni tecnologiche, ma anche per quelle legate ai lavori più tradizionali. Tale fenomeno è generato anche dalle tecnologie digitali la cui velocità di cambiamento brucia rapidamente le conoscenze tecniche acquisite, rendendo obsoleti profili professionali e competenze acquisite. Di più, esse generano schemi cognitivi nuovi, molto diversi dai precedenti, mutando radicalmente non solo il modo di operare, ma anche quello di apprendere. (continua)

leggi l’articolo su Il Sole 24 Ore del 25 novembre 2021

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Il Pd su ampliamento Amazon: “Bisogna dare merito alla tenacia dell’ex sindaco Maura Forte”

Il PD di Vercelli accoglie positivamente la notizia dell’ampliamento del centro Vercellese di Amazon, azienda insediatasi nel nostro territorio nel 2016 grazie al lavoro dell’amministrazione di centro-sinistra guidata da Maura Forte. Il potenziamento del polo logistico di Amazon permetterà di creare nuovi posti di lavoro, in aggiunta ai circa 500 lavoratori a tempo indeterminato già assunti e ai molti stagionali occupati nei differenti picchi di attività dell’azienda.

In questi mesi abbiamo assistito a numerose crisi aziendali sul nostro territorio, con chiusure di stabilimenti e licenziamenti. Per questo, la buona notizia del potenziamento del centro di Larizzate è ancora più sentita, rappresentando una boccata di ossigeno per creare nuove occasioni occupazionali.

Bisogna dare merito alla tenacia con cui l’ex sindaco Maura Forte ha operato durante il suo mandato per convincere Amazon a investire sul nostro territorio. Su questo punto, la stessa dichiara: “accolgo con soddisfazione il risultato di questo ampliamento, già previsto negli accordi sottoscritti nel 2016, quando con la mia giunta abbiamo lavorato con impegno e serietà per creare le condizioni con cui superare la competizione di altre città del nord Italia e portare a Vercelli il terzo insediamento del colosso americano. Soddisfazione anche per aver accolto una azienda che, negli anni, oltre ad aver creato occupazione, ha realizzato molte attività di solidarietà a livello territoriale”.

Maria Moccia Segretario PD Vercelli

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Il Pnrr visto con gli occhi del Terzo settore

Quali interventi raccolgono le priorità indicate in questi anni dal Terzo settore e quale ruolo ad esso viene riconosciuto? L’analisi a cura del presidente nazionale del Mppu-Movimento dei Focolari

È possibile leggere il PNRR con gli occhi del Terzo settore. Quali interventi raccolgono le priorità indicate in questi anni dal Terzo settore e quale ruolo ad esso viene riconosciuto? La coesione sociale, cara al Terzo settore, sembra essere entrata nel PNRR come volano di uno sviluppo sostenibile (Missione 5). Uno sviluppo “buono”, con attenzione ai temi ambientali, culturali e della salute, non solo dell’aumento del Pil, è presente nella Missione 2. La sostenibilità è un patrimonio culturale condiviso. Nella missione 5 troviamo 20 miliardi di euro per le politiche per il lavoro, infrastrutture sociali, famiglie, comunità, Terzo settore, interventi speciali per la coesione territoriale. Va sottolineata la sensibilità per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità.

leggi l’articolo su Vita.it del 5 agosto 2021

 

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Le tre vie per garantire un’effettiva equità generazionale

La pandemia, oltre alle tante persone che sono rimaste contagiate e a coloro che hanno perso la vita, ha colpito duro anche sul lavoro: quasi 450.000 persone occupate in meno. E ha colpito in modo selettivo. A farne le spese sono stati i giovani, il 30% dei quali sono inoccupati; coloro che avevano un contratto di lavoro a tempo determinato, lavoratori autonomi e le donne.

leggi il mio articolo su «Interris» del 1 agosto 2021

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I fondi ci sono. Tre nuovi passi con il Pnrr per un efficace apprendistato

I fondi ci sono, ora si perfezioni lo strumento di lavoro e formazione.

Caro direttore, si chiama apprendistato. È un contratto di lavoro di natura mista – lavoro e formazione – che dà luogo ordinariamente al conseguimento di un titolo di studio, dalla qualifica professionale alla laurea. È adottato in tutta Europa e rappresenta una strada rilevante sia per offrire un percorso di studio in forma duale, sia per facilitare l’inserimento lavorativo dei giovani. Fa eccezione l’Italia, dove con la parola ‘apprendistato’ si fa riferimento a istituti con una significativa differenza. Ci sono, in primis, gli apprendistati di primo e terzo livello. (segue)

leggi la mia lettera al Direttore di Avvenire di martedì 27 luglio 2021

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I giovani non sono pigri o choosy, sono semplicemente stanchi di lavorare per essere sfrtuttati

Nel 2015, il Corriere della Sera raccontava che l’80% dei giovani reclutati per lavorare all’Expo di Milano avrebbe rifiutato un contratto semestrale a causa dei “Turni troppo scomodi”. Nel 2017 è invece diventata virale la vicenda di Angelo Pattini, imprenditore milanese che ha trascorso mesi alla ricerca di pasticcieri e panettieri disposti a rinunciare al sussidio di disoccupazione in favore di una paga regolare tra i 1200 e i 1400 euro netti al mese: stando a quanto riportato da Repubblica, riuscire ad assumere cinque dipendenti sembrava un’impresa impossibile. Nessuna candidatura aveva ricevuto lo stesso anno anche un’azienda veneta in cerca di 70 persone tra ingegneri e operai, nonostante i “contratti di tutto rispetto“.

leggi l’articolo di The Vision del 4 maggio 2021

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Il vero reddito di cittadinanza sono gli investimenti nella formazione dei giovani

Nell’arco di poche settimane, l’Istat ha presentato una sequenza di immagini dell’Italia che, da diverse angolature, evidenziano criticità radicali: la prosecuzione del cosiddetto “inverno demografico” caratterizzato da svuotamento delle culle e impoverimento della struttura demografica; la perdita di circa 945mila posti di lavoro nell’anno della pandemia; da ultimo, la presenza cospicua di imprese «strutturalmente a rischio» e che ritengono di non riuscire più ad aprire i battenti alla ripresa delle attività.

Se non fosse che la gravità della pandemia costringe i decisori a rincorrere le emergenze, su questi argomenti si dovrebbe aprire un vero e proprio brain storming nazionale per individuare le strategie più urgenti ed efficaci da mettere in campo. Anche perché sono esiti che affiorano in misura sempre più preoccupante, ma non da oggi. Infatti, affondano le loro radici nel tempo.

I punti chiave

leggi l’aticolo su Il Sole 24 Ore del 23 aprile 2021

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Un patto per il lavoro che darà senso al mondo che cambia

Come evidenziato nelle ricerche sulla questione della società e dell’economia dei dati, le classifiche internazionali ci vedono arrancare nella digitalizzazione. Segno che una vasta parte della società ha bisogno di accompagnamento al rapporto con l’innovazione tecnica. Occorre partire dalla concretezza di quelle che io chiamo le “passioni tristi” degli interessi diffusi e molecolari, per comprendere come accompagnare la sfera del sociale a confrontarsi con le “passioni fredde” della potenza del dato, del calcolo, della tecnica. Per colmare questo iato tra passioni tristi e passioni fredde, occorre ragionare su due temi: cosa mettere in mezzo tra i flussi delle internet company e l’orizzontalità della moltitudine che li subisce e per non subirli, come metterci assieme e assumere voce.

leggi l’articolo di Aldo Bonomi su Il Sole 24 Ore del 

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