Luigi Bobba, “Imprese sociali: la sfida del RUNTS”

Mentre gli uffici regionali del RUNTS, stanno verificando i dati relativi alle Aps e alle Odv trasmigrate dai registri regionali, continua la crescita delle domande per le nuove adesioni, giunte a 8.012 di cui 3.163 già accolte. Contestualmente si è determinata una seconda trasmigrazione: quella delle imprese sociali. Infocamere ha riversato nel  RUNTS i dati di 23.411 imprese sociali iscritte nella sezione speciale del Registro. Di queste più di 3.700 sono in stato di liquidazione o fallimento, ma, per la complessa procedura ministeriale di cancellazione, sono ancora presenti nel Registro delle imprese. Grazie alla iniziativa di Unioncamere in collaborazione con Terzjus, si è avviata un’analisi desk delle “nuove” imprese sociali, ovvero sia di quelle che si sono costituite dopo il 20 luglio 2017 (data di entrata in vigore del dlgs n.112), sia di quelle che, pur essendo nate precedentemente, hanno chiesto il riconoscimento della qualifica di impresa sociale ai sensi della nuova normativa.

È emerso un quadro che rivela non poche novità. Innanzitutto lo stock di imprese sociali attive e inattive presenti nel Registro prima dell’avvio della riforma era pari a 16.252, di cui il 97,1% costituite nella forma di cooperative sociali. Un dato non inatteso in quanto era chiaro al legislatore che la qualifica di impresa sociale era fino ad allora quasi esclusivamente assunta dalle cooperative sociali. Se si considera invece il flusso dei  nuovi soggetti iscritti nella sezione speciale del Registro dal 20 luglio 2017 a fine 2021, si trovano 3.435 imprese; di queste, il 75,3% sono cooperative sociali. Dunque negli anni post riforma, le altre forme giuridiche – societarie e non – con le quali si può accedere alla qualifica di impresa sociale hanno conosciuto un incremento di un certo rilievo rispetto al periodo precedente. Il fenomeno è ancora più evidente se si esamina il trend dal luglio 2017 alla fine del 2021. Ebbene, di anno in anno, la composizione dell’universo delle imprese sociali è andata sempre più mutando con progressivi incrementi sia delle srl e società di capitali (passate dall’1,9% del 2017 al 24,3% delle iscrizioni del 2021), come anche delle forme giuridiche non societarie (dallo 0,8 del 2017 al 5,8% del 2021). Con il 2021, il rapporto delle nuove iscritte tra cooperative sociali (65,3%) e le altre forme di impresa sociale (34,7%) è mutato in modo palpabile.

È pur vero che i numeri assoluti sono ancora di entità modesta, ma anche i primi mesi del 2022 confermano la tendenza e anzi la rafforzano. Questi dati sembrano rispondere all’intento del legislatore di consentire ad altri soggetti di assumere lo status di impresa sociale. E tutto ciò nonostante le due norme fiscali di maggior favore, previste proprio per incentivare la nascita di start-up sociali, non siano ancora entrate in vigore. Ovvero la detrazione/deduzione del 30% sul capitale investito nella nuova impresa e l’azzeramento dell’aliquota fiscale sugli utili interamente reinvestiti. In attesa che il Governo ponga fine ad un ormai ingiustificato ritardo nell’inviare alla Commissione Europea queste due norme (come pure anche quelle sui regimi fiscali degli ETS), vi sono altre opportunità presenti sia nel dlgs 112/2017, sia anche in alcune recenti modifiche legislative che potrebbero fare da volano allo sviluppo di questa originale forma di impresa. Mi riferisco da un lato alla possibilità di coinvolgere nella compagine sociale soggetti profit o soggetti pubblici purché non detengano il controllo dell’impresa stessa. Dall’altro, alla creazione di un ramo di impresa da parte degli Enti ecclesiastici in particolare nel campo educativo e formativo, grazie al chiarimento intervenuto con la modifica contenuta nella l.108/2021. Infine, al decollo del social lending, ora del tutto operativo (prima serviva un decreto del MEF mai arrivato), che potrebbe favorire la raccolta di risparmio da privati per prestiti ad imprese sociali.

Nel frattempo, sempre per iniziativa di Unioncamere, Terzjus in collaborazione con Italia non profit, sta realizzando un’indagine esplorativa su circa 200 nuove imprese sociali per studiarne i caratteri e verificare se presentano effettive novità rispetto alle quelle pre riforma. Infine, per iniziativa del prof. Antonio Fici, insieme con l’Università di Tor Vergata, si sta procedendo alla traduzione e al commento in inglese delle nuova normativa sulle imprese sociali, nell’intento – come era accaduto per le coop sociali – di esportarne i caratteri più innovativi in ambito comunitario.

pubblicato su «Corriere Buone Notizie» di martedì 14 giugno 2022

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Al via l’indagine per conoscere l’opinione degli enti no profit sulla riforma del settote

L’obiettivo di “Riforma in Movimento” è quello di conoscere cosa pensano le organizzazioni sul Registro Unico Nazionale sulle ultime novità legislative. Il presidente di Terzjus Luigi Bobba: «Con il Report 2022 vogliamo dare conto dei passi compiuti e degli ostacoli incontrati nell’attuazione della riforma. E la voce di chi lavora tutti i giorni nelle nostre comunità è fondamentale per calarsi nei processi reali e offrire alle istituzioni sollecitazioni e qualificate proposte»

leggi l’articolo su Famiglia Cristiana del 23 marzo 2022

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Radiografia delle 22.220 imprese sociali iscritte al Registro unico

Ad oggi circa il 90% del totale sono cooperative sociali ex l. 381/1991 e il restante 10% sono enti diversi dalle cooperative sociali. Tra le imprese sociali diverse dalle cooperative sociali, vi sono diverse centinaia di cooperative non “sociali”, ma anche diverse centinaia di società a responsabilità limitata (e altre società di capitali), che stanno diventando la seconda forma giuridica più utilizzata di impresa sociali

Lo scorso 21 marzo, in esecuzione di quanto disposto dal d.m. 106/2020 sulla base delle norme del Codice del terzo settore (“Cts”), i dati degli enti iscritti nella sezione “imprese sociali” del Registro delle imprese sono stati “massivamente riversati” nel Runts, nell’apposita sezione di quest’ultimo registro, denominata “imprese sociali”.

leggi l’articolo di Antonio Fici su Vita.it del 28 marzo 2022

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RIM “Riforma in Movimento” edizione 2022: partecipa anche tu all’indagine

L’attuazione della Riforma del Terzo Settore prosegue, e con la recente attivazione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore le organizzazioni non profit si stanno interfacciando con nuovi adempimenti, riassetti strutturali, ma anche nuove opportunità e sfide.
Per questo motivo Terzjus – Osservatorio di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale, in collaborazione con Italia non profit, lancia l’indagine digitale “Riforma in Movimento – Edizione 2022” alla quale sono chiamati a partecipare tutti gli enti non profit italiani.
Ti invito a partecipare all’indagine, dedicando qualche minuto del tuo tempo, perché i risultati, che saranno resi pubblici e disponibili per tutti sul portale “Riforma in Movimento”, diventeranno parte integrante del Terzjus Report 2022 e verranno presentati alle istituzioni per portare la voce e l’esperienza di chi la Riforma la vive in prima persona, all’attenzione dell’opinione pubblicae dei rappresentanti di reti e istituzioni nazionali ed europee.
Grazie per l’attenzione
Luigi Bobba
PARTECIPA ALL’INDAGINE
22 marzo – 29 aprile 2022 – PERIODO DI INDAGINE: Il Terzo Settore italiano può partecipare all’indagine e esprimere il proprio punto di vista.
Maggio-Giugno 2022 – ELABORAZIONE DATI: I dati raccolti verranno analizzati per la restituzione finale.
Luglio 2022 – PUBBLICAZIONE: I risultati dell’indagine saranno online in uno spazio aperto e gratuito per tutto il Terzo Settore, i media e le istituzioni. I dati saranno inoltre commentati all’interno del Terzjus Report 2022.
La Riforma del Terzo Settore è realtà: sta investendo sempre di più la quotidianità delle organizzazioni non profit ed è sempre di più oggetto delle riflessioni di tutto il Terzo Settore, impegnato a capire, decidere, agire.
Il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore è il protagonista di questo primo trimestre, e sappiamo che cresce ogni giorno il numero delle organizzazioni non profit, come la tua, che si stanno confrontando con esso. Come sta andando?
Hai l’occasione di condividere la tua esperienza, i tuoi dubbi e le tue opinioni: li faremo arrivare alle istituzioni.
PARTECIPA ALL’INDAGINE
Dopo la grande partecipazione dello scorso anno con più di 1600 rispondenti, il progetto di ricerca “Riforma in Movimento” torna a dare voce agli enti che vivono il cambiamento. L’obiettivo dell’indagine è unire le idee di tutti, metterle nero su bianco e posizionarle sul tavolo di chi decide, al centro del dibattito pubblico.
I risultati del 2021, presentati alle più alte cariche istituzionali, hanno mostrato specifiche necessità e grandi aspettative sul futuro della Riforma, e adesso che essa è effettiva e che il Registro Unico
Nazionale del Terzo Settore è avviato, l’urgenza di sapere come gli enti si stanno preparando e come stanno agendo è tornata ancora più forte di prima.
Luigi BobbaRIM “Riforma in Movimento” edizione 2022: partecipa anche tu all’indagine
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Attività di interesse generale nel volontariato fuori campo Iva

Fiscalità degli enti del Terzo settore e destino delle ONLUS. Questi i temi affrontati durante il talk di ieri organizzato da Fondazione Italia sociale e Terzjus e che, dopo l’operatività del Registro unico nazionale del Terzo settore (RUNTS), destano sempre più attenzione da parte degli operatori. Molte le questioni a cui si è cercato di fornire una risposta puntuale grazie al contributo di Patrizia Claps direttore centrale dell’Agenzia delle Entrate persone fisiche, lavoratori autonomi ed enti non commerciali e Gabriele Sepio coordinatore del modulo 24 terzo settore. (continua)

Leggi l’articolo di Ilaria Ioannone su Il Sole 24 Ore “Norme & Tributi” del 3 Marzo 2022 e ripubblicato da Gabriele Sepio

Luigi BobbaAttività di interesse generale nel volontariato fuori campo Iva
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Terzo settore: usiamo il Registro unico come leva per il 5×1000

Il presidente di Terzjus, Luigi Bobba, commenta i primi dati sul Runts: 61mila organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale trasmigrate, 3mila nuove richieste di iscrizione. Propone di realizzare una campagna che convinca quell’italiano su due che ancora non déstina il 5×1000 a farlo e ipotizza un Fondo per la repubblica solidale analogamente a quanto fatto per la povertà educativa

Sono 61mila gli enti già iscritti ai precedenti registri delle Organizzazioni di volontariato – Odv e delle Associazioni di promozione sociale – Aps che sono stati “trasmigrati” nel nuovo Registro unico del terzo settore – Runts.

Il dato arriva da Claudio Gagliardi, vicesegretario generale di Unioncamere, che ha avuto l’incarico dal ministero del Lavoro di curare l’architettura informatica del Runts. Dunque, a tre mesi dalla partenza del Runts, i dati del 70% delle Aps e delle Odv sono stati trasferiti nel nuovo registro e circa 3mila domande di enti, non già precedentemente iscritti, sono arrivate agli uffici delle Regioni a ciò preposti. Appare pertanto ragionevole pensare che entro poche settimane gran parte delle 88mila Aps e Odv saranno “trasmigrate”.

Dunque una buona partenza per il Registro che – come ha scritto Antonio Fici, – presenta tre punti di forza: ha una struttura interamente informatica; è “unico”, nel senso che ricomprende tutte le diverse categorie degli enti di Terzo settore; è “nazionale”, ovvero consente un’uniforme applicazione delle norme del Codice del Terzo Settore – Cts in tutte le diverse Regioni del Paese. Indubbiamente, il risultato più importante dell’azione intrapresa dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando che, diversamente da coloro che lo hanno preceduto in quella responsabilità nei due Governi presieduti da Giuseppe Conte, ha impresso un’accelerazione oltremodo necessaria e alquanto attesa. Lo stesso dicasi per l’emanazione delle Linee guida (D.m. 72/2021) che affrontano compiutamente gli aspetti applicativi degli istituti dell’Amministrazione condivisa (art.55,56,57 del Cts).

Ora, il successo del percorso di formazione incentrato su queste Linee guida e realizzato da Anci su incarico del ministero del Lavoro – che vede una partecipazione di più di 1.000 tra amministratori degli enti locali, funzionari delle amministrazioni territoriali e quadri degli Ets -, attesta la bontà della strada intrapresa.

Resta invece ancora in stand by l’invio da parte del ministro Orlando della notifica alla Commissione Europea di alcune norme fiscali del Cts soggette all’autorizzazione comunitaria prima di essere recepite nel nostro ordinamento. Il tema presenta certo degli elementi di complessità, ma questo atto risulta particolarmente importante, in primo luogo per non lasciare in mezzo al guado il mondo delle Onlus e frenare lo sviluppo e la crescita delle nuove imprese sociali; in secondo luogo, la mancata adozione di tali norme produce un’oggettiva penalizzazione per gli Ets: ogni anno, circa 90 milioni della originaria dotazione di risorse della Riforma, anziché finanziare regimi fiscali più favorevoli, vengono restituiti al bilancio generale dello Stato. E d’altra parte, serve precisare che diversamente da quanto dichiarato dalla vice-ministra all’Economia, Laura Castelli, tale atto ricade unicamente sotto la responsabilità del titolare del dicastero del Lavoro, e non richiede alcun formale concorso da parte del Tesoro (anche se è sempre necessaria una leale collaborazione tra amministrazioni diverse). Se è vero che tali norme presentano alcune criticità e interpretazioni non sempre univoche, non è infondato ritenere che tali criticità si possano superare ricuperando, mediante il decreto “Sostegni ter” ora in discussione al Senato, quegli emendamenti correttivi già concordati con il Forum del Terzo settore, e poi non recepiti nella legge di bilancio.

Dunque notifica alla Commissione europea al fine di ottenere l’autorizzazione comunitaria più il Social bonus (che pare in dirittura d’arrivo) sono i due capitoli da portare rapidamente a conclusione, eliminando o per lo meno riducendo quell’area di incertezza ancora presente e lasciando senza argomenti i critici della Riforma.

Nondimeno si potrebbero metter in campo due azioni promozionali di grande valore simbolico e anche di notevole ricaduta pratica.

Mi riferisco alla più volte auspicata campagna promozionale del 5 per mille. È noto infatti che solo poco più della metà dei contribuenti con tassazione positiva utilizzi la facoltà del 5 per 1000. Perché non provare a raggiungere con un messaggio positivo quell’altro quasi 50% di contribuenti che finora non si è avvalso di questa facoltà di sostenere le attività di uno degli Enti del Terzo settore?

Tra l’altro, questo sarebbe anche il momento più opportuno per una duplice ragione: perché i tempi di erogazione del beneficio sono stati dimezzati (da due anni ad uno) e perché, in forza della nuova regolazione prevista dal Cts, si può presumere che aumenterà il numero degli enti beneficiari, oggi attestato a più di 70mila.

In secondo luogo, c’è da domandarsi se non si debba varare un “Fondo per la Repubblica solidale” analogamente a quanto disposto nel dl. 152/2021, art. 29 con il “Fondo per la Repubblica digitale”. In breve, riprodurre con diversa finalità (formazione e inserimento al lavoro dei Neet, welfare di comunità, inclusione al lavoro dei soggetti diversamente abili) quanto realizzato con successo con il “Fondo per la lotta alla povertà educativa minorile”. Le risorse per “spesare” un consistente credito di imposta da attribuire alle Fondazioni bancarie che aderiranno al Fondo, potrebbero rinvenire dalle somme non spese in diversi provvedimenti che hanno riguardato gli enti del Terzo settore.

Un Fondo per accrescere le ambizioni e le capacità del Terzo settore di essere una struttura portante del Paese e per conseguire risultati qualificanti in termini di inclusione sociale e lavorativa dei soggetti più fragili della popolazione.

Leggi l’articolo di Luigi Bobba su Vita.it del 28 febbraio 2022

 

 

Luigi BobbaTerzo settore: usiamo il Registro unico come leva per il 5×1000
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Registro unico, i nuovi iscritti sono 485

L’analisi dei dati ad oggi 18 febbraio a quasi tre mesi dall’avvio del RUNTS. Fra gli enti sin qui iscritti: 68 sono fondazioni, 2 sono società di mutuo soccorso, i restanti 415 sono associazioni. Si tratta di enti che precedentemente non comparivano nei vecchi registri di settore delle organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e Onlus

Dal 24 novembre dello scorso anno è consentito agli enti che lo desiderino (l’iscrizione è infatti sempre opzionale) iscriversi nel RUNTS al fine di ottenere la qualifica di ente del terzo settore ed eventualmente anche la personalità giuridica di diritto privato (quest’ultima, in verità, è un’opzione soltanto per le associazioni, ma non già per le fondazioni, che senza la personalità giuridica non esisterebbero in quanto tali). Per chi lo voglia, un elenco di enti iscritti al RUNTS, aggiornato quotidianamente, è disponibile nel sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Lo abbiamo consultato oggi 18 febbraio 2022, a quasi tre mesi dall’avvio del Registro: risultano 485 enti nuovi iscritti. Si tratta enti che precedentemente non comparivano nei vecchi registri di settore delle organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e Onlus e che quindi si sono iscritti ex novo al Runts.

Leggi l’articolo di di Antonio Fici su Vita.it del 18 febbraio 2022

Luigi BobbaRegistro unico, i nuovi iscritti sono 485
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Luigi Bobba «Terzo settore: il percorso della riforma va avanti»

Dopo lo “stallo” con i governi che hanno preceduto l’esecutivo Draghi

Parla Bobba artefice del nuovo strumento normativo

E’ possibile, a più di quattro anni dal varo della riforma del Terzo settore, fare un bilancio dell’efficacia e dello stato di applicazione delle norme da essa introdotte? Abbiamo girato la domanda a Luigi Bobba, considerato il “padre” della riforma e ora presidente di Terzjus, l’osservatorio giuridico sul Terzo settore. 

«La risposta non è semplice  – premette e Bobba – in primo luogo perché, trattandosi di una riforma di sistema, i risultati si possono valutare su un tempo certamente non breve. Ma forse il motivo più rilevante sta nel fatto che tre diversi cambi di governo, dal 2018 a oggi, hanno decisamente rallentato il percorso attuativo della riforma. E in particolare, i due governi gialloverde e giallorosso avevano dato scarso impulso ai provvedimenti attuativi necessari a concretizzare le scelte operate dal parlamento e dal governo nel 2017. Ora, con il governo Draghi e il ministro del lavoro Andrea Orlando, il cammino della riforma, pur ancora con ritardi e incertezze, si è rimesso in moto». 

Quali sono dunque gli elementi positivi e quelli problematici che ci indicano lo stato di salute della riforma? 

«Innanzitutto, proprio in quei mesi, ha preso avvio il Registro unico degli enti di Terzo settore (Runts). Uno strumento cardine per avere nalmente un quadro amministrativo chiaro e aggiornato degli Enti di terzo settore (ETS). Il Registro unico, infatti , sostituirà gli attuali vecchi e diversificati registri, diventando il punto di riferimento essenziale per le amministrazioni pubbliche e la porta di accesso per gli ETS alle diverse opportunità e facilitazioni che la riforma ha previsto. In queste se mane è in corso una rilevante operazione di “trasmigrazione” delle Organizzazioni di volontariato (Odv) e delle Associazioni di promozione sociale (Aps) dai pregressi registri regionali al Runts. Entro la fine di febbraio questo passaggio dovrà essere concluso. Si tratta di più di 90mila organizzazioni, che diventeranno ETS. A ora, sono circa 47.500 gli enti già trasmigrati (il 54% di quelli iscritti nei precedenti registri) e sono oltre 3.000 le richieste di nuovi soggetti, mai iscritti a precedenti registri, che vogliono entrare nel Runts. Non sarà obbligatorio per le diverse realtà associave iscriversi a tale registro, ma la mancata adesione non consentirà alle stesse di accedere ai bandi effettuati dalla Regione per nuovi progetti, di essere beneficiari del 5 per 1.000, di consentire ai cittadini che effettueranno donazioni a questi enti di avere una significativa detrazione scale, di ottenere in comodato gratuito strutture e immobili dalle amministrazioni pubbliche. (continua)

leggi l’intervista di Luca Sogno a Luigi Bobba su Corriere Eusebiano del 12 febbraio 2022 pag. 8

 

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La riforma. La spinta del “Runts” al Terzo settore

Antonio Fici,  Avvenire.it, venerdì 4 febbraio 2022

Dopo una lunga attesa il Runts, Registro unico del Terzo settore, è divenuto operativo il 23 novembre scorso e i primi dati sulle iscrizioni sembrano confermare le iniziali aspettative: il “nuovo” Terzo settore, così come ridisegnato dalla Riforma del 2017, è diverso e più ampio rispetto al “vecchio”, quello fondato su una moltitudine di leggi speciali e di registri regionali.
Il rinnovato interesse si evince dalle oltre 3.000 domande di iscrizione già pervenute agli Uffici competenti in soli due mesi. Se da un lato è vero che c’erano già tanti enti scalpitanti “alla porta” del Runts, dall’altro lato è anche vero che a tutti era richiesto di confrontarsi con un nuovo strumento informatico. Il dato è dunque molto significativo. Testimonia come la procedura di iscrizione, per quanto perfezionabile, si stia confermando agevole, sia dal lato tecnico che giuridico, a dimostrazione del buon lavoro svolto da Ministero del Lavoro (per i profili disciplinari) e Unioncamere (per la parte informatica). (continua)

 

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