Gualtieri: “Il Mes conviene. Se non lo prendiamo è perché il M5s non vuole”

Il ministro dell’Economia intervistato da Luciano Capone. “Il Mes è uno strumento utile, l’ho negoziato io e mi piace. Ha meno condizionalità del Recovery e si risparmia più che con lo Sure. Il motivo per cui non lo abbiamo attivato non è tecnico, ma politico”

E allora il Mes? “E allora il Mes pone problemi politici all’interno della maggioranza, nel senso che un partito è a favore e uno è contrario”. E’ un atto di sincerità estrema, quello che fa Roberto Gualtieri, il ministro dell’Economia che, durante l’intervista a Luciano Capone durante il Festival dell’Ottimismo, garantisce che il governo italiano non si limiterà a adoperare i soli grants del Recovery fund, ma “utilizzerà anche i prestiti, fino all’ultimo euro, per investimenti aggiuntivi e non solo sostitutivi”. Oltre ai prestiti Sure, già in parte arrivati. Ma allora perché non anche il Mes, visto che funziona esattamente secondo la stessa logica dei prestiti? “Io non sono certo tra quelli a cui non piace il Mes: l’ho negoziata io quella linea”, dice Gualtieri. “Per giunta, il Mes ha condizionalità addirittura inferiori a quelle del Recovery. E del resto pochi giorni fa al Tesoro è arrivato un bonifico da 10 miliardi da parte della Commissione europea. Si tratta della prima tranche dei fondi Sure, per la cassa integrazione attraverso cui risparmiamo 200 milioni di euro. Ecco, funzionano allo stesso modo del Mes, che per me resta uno strumento utile e conveniente, visto che è un prestito a tassi zero, inferiori a quelli che otteniamo sui mercati”. Con il Mes, inoltre, i risparmi sarebbero superiori ai prestiti Sure: circa 350 milioni all’anno per dieci anni.

leggi l’articolo de Il Foglio del 31 ottobre 2020

guarda il video dell’intervista

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Mario Calderini: “Serve un capitalismo di comunità”

La vera questione politica in tempi di Recovery Fund è riportare le persone e i luoghi al centro dell’agenda di sviluppo

Arrabbiato non tanto perché il suo vicino è più ricco di lui, quanto perché da troppo tempo si sente sempre più povero in una comunità sempre meno ricca. Questo è il ritratto e la geografia del malcontento che Andrés Rodríguez Pose dipinge sulla Public Policy Review della London School of Economics, mettendo in discussione l’ipotesi che la rabbia sociale e il voto populista siano prevalentemente spiegati dalle crescenti diseguaglianze economiche tra gli individui.

leggi l’articolo di Mario Calderini su La Repubblica del 29 luglio 2020 pag 26

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Per frenare la perdita di posti di lavoro servono più contratti a tempo determinato

Si moltiplicano i progetti, ma non c’è ancora un piano, su come spendere i soldi del Recovery Fund. Nel frattempo la politica economica del governo è ferma alla fase uno. Mentre lunedì veniva annunciata un’ambiziosa riforma degli ammortizzatori sociali, gli atti di governo registrano solo il varo di un decreto tappabuchi.

articolo di Tito Boeri su Repubblica del 16 giugno 2020

 

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