I soldi del 5 per mille alle Forze dello Stato: un danno inutile al Terzo settore

Il disegno di legge proposto dalla Lega e già approvato dal Senato inserisce anche il fondo di assistenza per Polizia, Carabinieri, Finanza e altre Forze dello Stato tra i beneficiari del 5 per mille, sottraendo ulteriori risorse al Terzo settore cui quei soldi sarebbero destinati. Si spera che la Camera corregga la contraddizione

«Che c’azzecca?» avrebbe esclamato un noto pubblico ministero, diventato poi Ministro e leader di partito. Appunto che c’azzecca con il 5 per mille il disegno di legge proposto al Senato dallo stato maggiore della Lega e approvato il 9 giugno 2021 da tutte le forze politiche con la sola astensione del gruppo del PD e di Leu?

L’istituto del 5 per mille, come è noto, ha conosciuto la luce con la finanziaria del 2006 ed è stato stabilizzato con la legge di bilancio del 2015 mediante una dotazione finanziaria di 500 milioni, in grado di «spesare» tutte le opzioni dei contribuenti che si avvalgono di tale facoltà. In effetti l’allora ministro del Tesoro Giulio Tremonti introdusse, seppur in forma sperimentale, un innovativo istituto di sussidiarietà fiscale, fondato sul principio per cui lo Stato consente al contribuente di optare per l’allocazione diretta di una quota della tassazione dovuta – il 5 per mille appunto – purché venga destinata a organizzazioni non profit o comunque a enti che perseguono finalità di interesse generale (volontariato, ricerca scientifica, università e ricerca sanitaria). Più recentemente il legislatore e il Governo sono intervenuti mediante il Dlgs.111/2017 ( uno dei provvedimenti collegati alla riforma del Terzo settore) e con il Dpcm del 23 luglio 2020, precisando in modo puntuale le caratteristiche degli enti beneficiari del 5 per mille. Che sono: gli enti iscritti al neonato Registro del terzo settore, gli enti di ricerca universitaria, gli enti senza scopo di lucro della ricerca scientifica e dell’università, le Asd riconosciute dal Coni e i Comuni di residenza del contribuente.

Da questa breve ricostruzione non è difficile capire che il legislatore, anche quello più recente, abbia operato per puntualmente qualificare questo istituto – utilizzato nel 2021 da più di 16 milioni di contribuenti – in modo che gli enti destinatari perseguano effettivamente finalità di bene comune e svolgano attività di interesse generale oggi individuate dall’art.5 del Codice del Terzo settore. Ovvero che le ricadute sociali dello stesso vadano oltre il beneficio di singoli soggetti destinatari ma siano orientate a realizzare il principio di sussidiarietà orizzontale che ha ispirato l’intera riforma del Terzo settore.

Ebbene non riusciamo a comprendere se il Senato, approvando questo disegno di legge, abbia ignorato quanto disposto negli anni precedenti o se invece intenda del tutto stravolgere i caratteri tipici dell’istituto del 5 per mille. Infatti nel citato disegno di legge – ora incardinato alla Camera (AC 3157) – si intende destinare il 5 per mille anche per il «finanziamento del fondo di assistenza per il personale in servizio del Corpo di Guardia di finanza o della Polizia di Stato o dell’Arma dei Carabinieri o del Corpo nazionale dei vigili del fuoco o del Corpo di Polizia penitenziaria o dell’Esercito o della Marina militare o dell’Aeronautica militare, nonché per il sostegno, l’assistenza e per attività a favore di congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per causa di servizio o in servizio».

E qui, pur apprezzando la meritoria opera che questi molteplici corpi dello Stato assicurano nel mantenimento dell’ordine pubblico, nella sicurezza delle nostre comunità e nella difesa della Patria, torna prepotente la domanda iniziale: che c’azzecca con il 5 per mille? Con la sussidiarietà fiscale e con le finalità di interesse generale? E allora perché non finanziare il fondo di assistenza del personale scolastico, della sanità o della giustizia? Sono meno meritevoli? È palese la contraddittorietà di tale disposizione che diventa ancor più esplicita nella parte conclusiva del comma, che destina le risorse del 5 per mille a dei beneficiari individuali (i congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per causa di servizio o in servizio).

Giova infine ricordare che nell’elenco delle associazioni beneficiarie del 5 per mille vi sono quasi un centinaio di associazioni collegate ai diversi corpi dello Stato (Polizia, Carabinieri, ecc.) che già oggi possono correttamente utilizzare le risorse del 5 per mille destinate dai contribuenti per sostenere le loro finalità tipiche. Insomma davvero un bel pasticcio (per usare un eufemismo), non solo perché non si riuscirebbe a raggiungere lo scopo dichiarato (per l’esiguità delle risorse disponibili); ma si produrrebbe un grave danno agli Enti del Terzo settore, considerato che il Fondo di 500 milioni, seppur leggermente ora incrementato a 525, verrebbe depauperato al punto tale da non poter più coprire tutte le opzioni esercitate dal contribuente. C’è da sperare – visto che il bicameralismo non è stato abolito – che la Camera blocchi l’iter di questo dannoso disegno di legge e che, contestualmente, destini maggiori risorse a tutti quei soggetti che sono deputati alla tutela e sicurezza dei cittadini.

leggi l’articolo di Luigi Bobba sull’inserto «Buone Notizie» del «Corriere della Sera» dell’8 aprile 2022

Luigi BobbaI soldi del 5 per mille alle Forze dello Stato: un danno inutile al Terzo settore

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