Di Maio apri gli occhi: il Terzo settore è un volano per la crescita di questo Paese

Il vicepremier sulla scia del caso Bibbiano torna ad attaccare cooperative ed onlus. Nel frattempo taglia i fondi alle ong e mortifica l’impegni no slot. Nella sua visione sembra non esserci spazio per la società civile organizzata e l’impresa sociale. Purtroppo (per lui) e per fortuna di chi guarda all’interesse generale quello dell’economia civile è un mondo in crescita e genera sempre più valore sociale ed economico. Sarebbe ora che il ministro del Welfare se ne accorgesse

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Luigi BobbaDi Maio apri gli occhi: il Terzo settore è un volano per la crescita di questo Paese
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In Aula lunedì il testo che cancella l’aumento dell’Ires sul Terzo settore

Arriverà in Aula del Senato lunedì 28 alle 10 il ddl di conversione del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione (A.S. n. 989). È lì che ci sarà la tanto attesa cancellazione dell’aumento dell’Ires al non profit.

Le Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavori pubblici, in sede referente, hanno concluso l’esame del ddl di conversione del “decreto-legge Semplificazioni”, modificandolo. Ecco il testo dell’emendamento approvato

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Luigi BobbaIn Aula lunedì il testo che cancella l’aumento dell’Ires sul Terzo settore
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“Ridare un’anima alla politica riformista”. Intervista a Luigi Bobba

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Presidente Bobba, lei è stato un protagonista per molti anni della politica sociale del nostro Paese. Come giudica, dal suo punto di vista, l’atteggiamento del governo verso il sociale?  
Ciò che mi colpisce nelle politiche del Governo, è la mancanza di un disegno che abbia al centro il destino delle generazioni future. Sull’altare del Reddito di cittadinanza e di Quota 100, sono state sacrificate gran parte delle misure con un orizzonte che non fosse meramente quello del prossimo appuntamento elettorale. Cosi’, introducendo quota 100 si impegnano più’ risorse per le persone adulte o anziane; un debito che dovrà’ essere pagato dai giovani che entrano ora nel mercato del lavoro . Poi, per non tradire le attese del ricco bacino elettorale del Sud, i 5 Stelle hanno deciso di impegnare più’ di 7 miliardi nel reddito di cittadinanza. Una scelta che difficilmente potrà generare nuovo lavoro, far acquisire ai giovani le competenze oggi richieste dalle aziende e dare un vigoroso impulso alle politiche attive del lavoro. Probabilmente queste due misure saranno paganti sul piano elettorale anche se ben presto si riveleranno un boomerang per il Paese e in particolare per i giovani. Ci sarebbe invece bisogno di politiche con un respiro almeno di medio periodo quali l’introduzione di un assegno universale per i figli a carico (come accade in Germania), di una politica fiscale che non penalizzi le famiglie specialmente quelle con redditi medio bassi; di affrontare con decisione il tema dei “grandi anziani”, il cui numero nei prossimi 15 anni crescerà esponenzialmente, nonché’ di sconfiggere la trappola della povertà’ con una solida alleanza tra istituzioni e Terzo settore. Tutto questo è pero’ scomparso dai radar delle forze di Governo, ma i problemi di un Paese che ha un crescente indice di dipendenza tra lavoratori attivi e pensionati; che spende malamente una quantità’ tutt’altro che modesta di risorse in servizi socioassistenziali; che è privo di un duraturo sostegno alla natalità e alle responsabilità’ genitoriali, restano tutti davanti a noi. E il conto di queste scelte sbagliate sarà ancora una volta scaricato sulle generazioni future.

 Nella manovra, appena approvata, c’è il reddito di cittadinanza,  e c’è anche la “tassa sulla bontà” (che secondo il Governo sarà tolta in un provvedimento ad hoc).  Cos’è questo? dilettantismo? 
Piu’ che cancellare la povertà’, hanno provato a rendere invisibili i poveri. La “tassa sulla bontà” – ovvero il raddoppio dell’Ires sugli utili delle organizzazioni non profit,- è il frutto di una mancanza di conoscenza del mondo del terzo settore. Le dichiarazioni della viceministra dell’Economia Laura Castelli sono la macroscopica dimostrazione di tale ignoranza. E quindi, pur di non ripensare reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni, si sono cercate risorse un po’ a casaccio andando pero a colpire i più’ deboli: le organizzazioni non profit che si occupano di assistenza ai malati e ai disabili; gli insegnanti di sostegno nella scuola; le famiglie con figli che avranno meno trasferimenti dei single. Quando si fanno promesse mirabolanti agli elettori, si finisce per mettere in campo politiche non solo irragionevoli ma anche controproducenti.

Lei è anche un esperto di politiche attive per il lavoro. Il lavoro infatti è la priorità prima per gli italiani. Il governo vuole venire incontro al dramma della disoccupazione con il reddito di cittadinanza.. Basta? Non c’è il rischio di un clamoroso flop? 
Molti osservatori hanno espresso seri dubbi sulla possibilità di generare nuova occupazione attraverso uno strumento come il reddito di cittadinanza. Al Sud tale strumento di integrazione al reddito , potrebbe incrementare(lo studio viene da un osservatorio indipendente come la CGIA di Mestre) proprio il lavoro irregolare; mi prendo il reddito di cittadinanza e continuo a lavorare in nero. Un cortocircuito che potrebbe generarsi anche con un allargamento a dismisura di stages e tirocini. Per di più risulta poco credibile che i Centri per l’impiego – che peraltro dipendono dalle Regioni – possano gestire una simile massa di dati e di persone e contestualmente svolgere controlli efficaci per evitare che tutto si risolva in un intervento meramente assistenziale. Servirebbe invece dare seguito alle politiche avviate dai governi di centrosinistra, ovvero: attrarre investimenti anche stranieri, sostenere e sviluppare l’alternanza scuola lavoro ( che invece la legge di bilancio riduce e penalizza), promuovere e allargare il sistema duale nella formazione professionale attraverso l’apprendistato formativo; triplicare il numero dei giovani che possono accedere agli ITS che si sono rivelati un efficace percorso formativo per inserirsi realmente al lavoro; abbattere in modo durevole il costo indiretto del lavoro per le imprese, premiando in particolare quelle che assumono giovani con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Tutto questo non c’è nelle priorità’ del governo e gli effetti già si cominciano a vedere: Pil che rallenta e si ferma; occupazione che perde colpi, probabile aumento della pressione fiscale nel 2019; insomma prove generali di “ decrescita infelice”.

Il terzo settore è una grande risorsa del nostro Paese, è quell’Italia che “cuce ” per dirla con il Presidente Mattarella. Come sta procedendo l’attuazione della riforma del terzo settore? 
“E’ l’Italia che ricuce e che da fiducia” ha detto Mattarella nel discorso di fine anno evocando i soggetti del terzo settore. E’ un’ Italia spesso invisibile ma presente nella vita quotidiana delle persone nelle nostre comunità anche quelle più’ marginali. La riforma del Terzo settore – approvata tra il 2015 e il 2017 -aveva l’obiettivo di dare un vestito normativo unitario a tutti questi soggetti. Merito del nuovo Governo è stato quello di portare a conclusione i due decreti correttivi – sull’impresa sociale e sul Codice del terzo settore – già predisposti dal governo Gentiloni. Per il resto tutto è rimasto fermo o quasi. D’altra parte, invece, il vicepremier Di Maio , parlando al Forum del Terzo settore due mesi orsono, aveva dichiarato che la riforma del terzo settore era una buona riforma proprio perché scritta con le organizzazioni non profit e che il governo era impegnato a darne piena applicazione attraverso tutti gli atti amministrativi ancora necessari. Spero che nel 2019 si cancelli la “tassa sulla bontà”,( il Governo lo ha confermato anche nell’incontro del 10 gennaio con il Terzo settore); che si proceda rapidamente all’istituzione del Registro unico degli enti del terzo settore,; che si dia avvio al social bonus e ai Titoli di solidarietà e che si completino i diversi decreti rimasti nel cassetto in questi primi sette mesi di governo.

Parliamo del discorso di fine anno del Presidente Mattarella. Un discorso chiaro che si è posto in maniera alternativa alla “predicazione ” leghista. Ha avuto grande successo mediatico. Insomma il valore della solidarietà è ancora presente nella mente e nel cuore degli italiani? Oppure ha ragione il Censis quando afferma che negli italiani c’è un sovranismo psichico?
Il Censis ha colto un tratto emergente nel sentire del Paese coniando il neologismo di “sovranismo psichico”. Ovvero la percezione della realtà a volte diventa più’ vera e importante di quella effettiva; per esempio : gli italiani credono che gli stranieri in Italia siano il 27% mente in realtà’ sono meno del 9 % . Ecco perchè lo slogan leghista “prima gli italiani” ha fatto cosi’ presa. Ma nel paese ci sono anche molti anticorpi, la società’ civile non e’ morta e ha una sua spinta generativa. Il compito ora è come dare rappresentanza a queste energie per evitare che prevalga il “cattivismo”. D’altra parte la rivolta dei sindaci contro gli effetti perversi del decreto sicurezza o il movimento delle “madamin” per dire Si’ alle infrastrutture e allo sviluppo, indicano che esiste una volontà’ di reazione , insomma una riscossa morale alla deriva sovranista e populista.

Lei è stato Presidente Delle Acli. La Chiesa è un argine contro il sovranismo e il populismo. In questi giorni cade il centenario dell’appello “ai liberi e ai forti” di Don Luigi Sturzo. Non le pare che sia venuto il tempo di un forte protagonismo laicale? Come rianimare il Centrosinista?
Certamente questa riscossa morale può trovare ragioni, valori e motivazioni in quella miriade di opere sociali e culturali che il cattolicesimo popolare ha generato nelle nostre comunità’ come risposta concreta ai bisogni delle persone , specialmente dei più deboli. D’altra parte lo stesso Luigi Sturzo , prima di lanciare l’appello “Ai liberi ai forti”, si era dedicato a costituire mutue, cooperative, forni sociali e a dar vita ad un fecondo municipalismo comunitario. Il Partito Popolare viene dopo. Per cui oggi è il tempo di ricostituire o rinvigorire quel tessuto generativo e tornare a parlare ai tanti cittadini impauriti e disorientati. E’ ai perdenti della globalizzazione che occorre rivolgersi per evitare che siano affascinati dalle parole d’ordine dei sovranisti e dei populisti. Ed è proprio a questi tanti cittadini dimenticati che occorre prestare ascolto con l’obiettivo ancora attuale di costruire una società libera , aperta e inclusiva. Questa è l’anima di una politica riformista , di sinistra ed europeista che coltiva ancora l’ambizione di governare il Paese avendo negli occhi e nella mente le attese e le speranze dei più’ giovani.

Luigi Bobba“Ridare un’anima alla politica riformista”. Intervista a Luigi Bobba
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«Una tassa sulla povertà: punisce le organizzazioni che aiutano i bisognosi»

Dicono di voler colpire con quest’aumento dell’IRES per gli enti del terzo settore “i furbetti”… ma non ce n’è bisogno, basterebbe che si occupassero per bene dell’attuazione della Riforma che ancora in attesa di decreti attuativi. In quella riforma del terzo settore c’è l’istituzione del registro unico nazionale, che già da solo contrasta che non opera correttamente.

leggi l’intervista su Notozia Oggi Vercelli del 31 dicembre 2018

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Aumento delle tasse per le associazioni di volontariato e del terzo settore: un provvedimento ingiusto che grava su chi si impegna per il bene degli altri

Spieghiamolo bene: gli enti del terzo settore (ad esempio quelli che organizzano i volontari delle ambulanze e dei servizi di assistenza agli anziani) per legge sono tenuti a re-investire tutti gli utili che producono in nuovi mezzi, strumenti e altri investimenti e iniziative che possono servire a migliorare e allargare i servizi resi alla collettività.

Con il raddoppio della tassazione (dal 12% al 24%) quasi un quarto di questi utili saranno spesi in tasse invece che in ambulanze, deambulatori, mense per i poveri, formazione.

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Oleggio Grande si è dimostrata, dalla sua fondazione, molto sensibile alle tematiche del volontariato e del Terzo Settore. Al Terzo Settore, alle organizzazioni oleggesi di volontariato, abbiamo dedicato nel mese di settembre la prima uscita pubblica della nostra associazione, portando a Oleggio alcuni tra i massimi esperti nazionali e locali di questo comparto.

Come tutti abbiamo appreso in questi giorni che, tra i provvedimenti governativi approvati con la manovra di bilancio 2019, è previsto il raddoppio della tassazione (IRES) sugli enti del Terzo Settore.

Spieghiamolo bene: gli enti del terzo settore (ad esempio quelli che organizzano i volontari delle ambulanze e dei servizi di assistenza agli anziani) per legge sono tenuti a re-investire tutti gli utili che producono in nuovi mezzi, strumenti e altri investimenti e iniziative che possono servire a migliorare e allargare i servizi resi alla collettività.

Con il raddoppio della tassazione (dal 12% al 24%) quasi un quarto di questi utili saranno spesi in tasse invece che in ambulanze, deambulatori, mense per i poveri, formazione.

La nostra posizione al riguardo è netta: non pensiamo che sia una buona idea togliere soldi agli enti del Terzo Settore, che li spendono a favore delle persone in condizioni di bisogno (direttamente, immediatamente e senza burocrazia) per darli al bilancio di uno stato che in campo assistenziale (così come e in taluni altri campi) non sempre ha dimostrato di saper investire altrettanto efficacemente.

Per buona creanza, ma non senza una punta di indignazione, ci fermiamo qui con i nostri commenti.

Ma non possiamo fare a meno di riportare quelli di chi al Terzo Settore ha dedicato impegno e lavoro. Luigi Bobba, uno dei padri della riforma del Terzo Settore, già Presidente delle ACLI e nostro ospite-relatore al convegno oleggese di settembre, ha twittato così:

“(…) adesso colpiscono il volontariato che ogni giorno sta accanto ai poveri, ai malati, agli esclusi. Dicevano di abolire la povertà, invece cancellano i poveri”.

E così ha commentato Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo Settore:

“(…) Assurdo che debba essere proprio il Terzo Settore a pagare l’accordo con L’Europa. Un prezzo alto: da una prima stima, solo per il primo anno il volontariato italiano andrà a versare 118 milioni di Euro.”

Al proposito, e a conferma della nostra impressione, ci spiace ricordare che al nostro affollato convegno oleggese sulla riforma del Terzo Settore avevamo invitato anche il sottosegretario oleggese allo sviluppo economico; che non ha risposto al nostro invito, neanche con le rituali scuse per non poter partecipare. Ora, noi siamo piccola cosa e anche poco rilevante (e inoltre siamo sempre disponibili con le associazioni oleggesi a riprendere il filo di un dialogo costruttivo con il sottosegretario) , ma un po’ più di sensibilità nei confronti delle associazioni di volontariato del paese in cui vive non avrebbe guastato.

Con questi amari commenti e con queste previsioni non rosee, le associazioni di volontariato oleggesi si apprestano come tutti a entrare nel 2019. Facciamo a loro i nostri auguri e rinnoviamo il ringraziamento per l’opera che svolgono, e ci mettiamo a disposizione loro, e anche del sottosegretario, per sostenere ogni iniziativa utile per mandare ai nostri legislatori e governanti un segnale di dissenso su questo ingiusto provvedimento, per fare in modo che possa essere corretto al più presto.

“Mentre scriviamo è arrivata la notizia che il Governo sarebbe disposto a fare marcia indietro sul provvedimento. Bene, meglio così; anche se fare una legge e poi disfarla il giorno dopo non è propriamente una cosa seria.

Alti esponenti del Governo hanno affermato che, in effetti, l’intenzione originaria sarebbe stata quella di ‘punire quelli che fanno finto volontariato’. Una frase che rivela come nei confronti del volontariato esista un ingiustificato pregiudizio negativo, originato da molta disinformazione e ignoranza, anche ai livelli più alti dell’esecutivo.

Un esempio per tutti lo fornisce la Sottosegretaria all’Economia Castelli, che ignorava che gli utili degli enti del Terzo Settore (un pilastro dell’economia italiana) devono essere tutti re-investiti. Glielo ha fatto pubblicamente notare proprio Claudia Fiaschi, citata sopra, permettendo così alla Sottosegretaria di riuscire ad aggiungere una nuova perla alla serie di non-competenze che negli ultimi mesi ha pubblicamente dimostrato.

Morale: per questa volta (forse, se le nuove promesse saranno mantenute..) il pericolo è passato. Non sono però cancellate le perplessità sopra esposte. Insieme a una domanda: ma come le scrivono le leggi certi politici?

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Manovra, per il governo il «non profit» è un bene di lusso

Erano 65 anni che nessuno osava metter sullo stesso piano un’oreficeria di lusso, una multinazionale con 119 stabilimenti e il servizio ambulanze d’una valle alpina. La «finanziaria del popolo» l’ha fatto. Raddoppiando l’Ires al «non profit» per portarla al livello delle società che dal lucro sono mosse.

Leggi l’articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera

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Non profit. L’autogol (evitato) sull’Ires del governo: far bene il bene non è peccato

Il raddoppio dell’Imposta sul reddito delle società (Ires) per le organizzazioni non profit inserito dal Governo gialloverde nella Manovra 2019 si sta rivelando un autogol politico (consapevole o inconsapevole) piuttosto grave a cui si è annunciato proprio ieri di voler porre rimedio dopo che si era fatta largo dell’opinione pubblica la consapevolezza del danno provocato.

leggi l’articolo di Leonardo Becchetti su L’Avvenire del 28/12/2018

 

 

 

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