Terzo settore: usiamo il Registro unico come leva per il 5×1000

Il presidente di Terzjus, Luigi Bobba, commenta i primi dati sul Runts: 61mila organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale trasmigrate, 3mila nuove richieste di iscrizione. Propone di realizzare una campagna che convinca quell’italiano su due che ancora non déstina il 5×1000 a farlo e ipotizza un Fondo per la repubblica solidale analogamente a quanto fatto per la povertà educativa

Sono 61mila gli enti già iscritti ai precedenti registri delle Organizzazioni di volontariato – Odv e delle Associazioni di promozione sociale – Aps che sono stati “trasmigrati” nel nuovo Registro unico del terzo settore – Runts.

Il dato arriva da Claudio Gagliardi, vicesegretario generale di Unioncamere, che ha avuto l’incarico dal ministero del Lavoro di curare l’architettura informatica del Runts. Dunque, a tre mesi dalla partenza del Runts, i dati del 70% delle Aps e delle Odv sono stati trasferiti nel nuovo registro e circa 3mila domande di enti, non già precedentemente iscritti, sono arrivate agli uffici delle Regioni a ciò preposti. Appare pertanto ragionevole pensare che entro poche settimane gran parte delle 88mila Aps e Odv saranno “trasmigrate”.

Dunque una buona partenza per il Registro che – come ha scritto Antonio Fici, – presenta tre punti di forza: ha una struttura interamente informatica; è “unico”, nel senso che ricomprende tutte le diverse categorie degli enti di Terzo settore; è “nazionale”, ovvero consente un’uniforme applicazione delle norme del Codice del Terzo Settore – Cts in tutte le diverse Regioni del Paese. Indubbiamente, il risultato più importante dell’azione intrapresa dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando che, diversamente da coloro che lo hanno preceduto in quella responsabilità nei due Governi presieduti da Giuseppe Conte, ha impresso un’accelerazione oltremodo necessaria e alquanto attesa. Lo stesso dicasi per l’emanazione delle Linee guida (D.m. 72/2021) che affrontano compiutamente gli aspetti applicativi degli istituti dell’Amministrazione condivisa (art.55,56,57 del Cts).

Ora, il successo del percorso di formazione incentrato su queste Linee guida e realizzato da Anci su incarico del ministero del Lavoro – che vede una partecipazione di più di 1.000 tra amministratori degli enti locali, funzionari delle amministrazioni territoriali e quadri degli Ets -, attesta la bontà della strada intrapresa.

Resta invece ancora in stand by l’invio da parte del ministro Orlando della notifica alla Commissione Europea di alcune norme fiscali del Cts soggette all’autorizzazione comunitaria prima di essere recepite nel nostro ordinamento. Il tema presenta certo degli elementi di complessità, ma questo atto risulta particolarmente importante, in primo luogo per non lasciare in mezzo al guado il mondo delle Onlus e frenare lo sviluppo e la crescita delle nuove imprese sociali; in secondo luogo, la mancata adozione di tali norme produce un’oggettiva penalizzazione per gli Ets: ogni anno, circa 90 milioni della originaria dotazione di risorse della Riforma, anziché finanziare regimi fiscali più favorevoli, vengono restituiti al bilancio generale dello Stato. E d’altra parte, serve precisare che diversamente da quanto dichiarato dalla vice-ministra all’Economia, Laura Castelli, tale atto ricade unicamente sotto la responsabilità del titolare del dicastero del Lavoro, e non richiede alcun formale concorso da parte del Tesoro (anche se è sempre necessaria una leale collaborazione tra amministrazioni diverse). Se è vero che tali norme presentano alcune criticità e interpretazioni non sempre univoche, non è infondato ritenere che tali criticità si possano superare ricuperando, mediante il decreto “Sostegni ter” ora in discussione al Senato, quegli emendamenti correttivi già concordati con il Forum del Terzo settore, e poi non recepiti nella legge di bilancio.

Dunque notifica alla Commissione europea al fine di ottenere l’autorizzazione comunitaria più il Social bonus (che pare in dirittura d’arrivo) sono i due capitoli da portare rapidamente a conclusione, eliminando o per lo meno riducendo quell’area di incertezza ancora presente e lasciando senza argomenti i critici della Riforma.

Nondimeno si potrebbero metter in campo due azioni promozionali di grande valore simbolico e anche di notevole ricaduta pratica.

Mi riferisco alla più volte auspicata campagna promozionale del 5 per mille. È noto infatti che solo poco più della metà dei contribuenti con tassazione positiva utilizzi la facoltà del 5 per 1000. Perché non provare a raggiungere con un messaggio positivo quell’altro quasi 50% di contribuenti che finora non si è avvalso di questa facoltà di sostenere le attività di uno degli Enti del Terzo settore?

Tra l’altro, questo sarebbe anche il momento più opportuno per una duplice ragione: perché i tempi di erogazione del beneficio sono stati dimezzati (da due anni ad uno) e perché, in forza della nuova regolazione prevista dal Cts, si può presumere che aumenterà il numero degli enti beneficiari, oggi attestato a più di 70mila.

In secondo luogo, c’è da domandarsi se non si debba varare un “Fondo per la Repubblica solidale” analogamente a quanto disposto nel dl. 152/2021, art. 29 con il “Fondo per la Repubblica digitale”. In breve, riprodurre con diversa finalità (formazione e inserimento al lavoro dei Neet, welfare di comunità, inclusione al lavoro dei soggetti diversamente abili) quanto realizzato con successo con il “Fondo per la lotta alla povertà educativa minorile”. Le risorse per “spesare” un consistente credito di imposta da attribuire alle Fondazioni bancarie che aderiranno al Fondo, potrebbero rinvenire dalle somme non spese in diversi provvedimenti che hanno riguardato gli enti del Terzo settore.

Un Fondo per accrescere le ambizioni e le capacità del Terzo settore di essere una struttura portante del Paese e per conseguire risultati qualificanti in termini di inclusione sociale e lavorativa dei soggetti più fragili della popolazione.

Leggi l’articolo di Luigi Bobba su Vita.it del 28 febbraio 2022

 

 

Luigi BobbaTerzo settore: usiamo il Registro unico come leva per il 5×1000
Leggi...

Crisi ucraina. Una debolezza sferragliante. Se la Russia si sente spalle al muro

Guardando a Mosca, con la crisi che invece lasciare raddoppia, diventa inevitabile chiedersi: perché proprio ora? È chiaro, ormai, che la partita è tra la Russia e gli Usa e che l’Ucraina, per sua sfortuna, è solo il campo di gioco, come prima lo sono stati i Balcani o la Siria o la Libia. Altrettanto chiaro è che il Cremlino mira a ridefinire gli equilibrii di sicurezza in Europa e perciò ha ingaggiato un braccio di ferro che potrà avere un unico vincitore.

Quindi, di nuovo: perché Vladimir Putin tenta adesso ciò che non ha provato nei precedenti vent’anni o che avrebbe potuto azzardare tra un po’, magari approfittando di un Joe Biden sconfitto alle elezioni di medio termine o di una Ue ancor più divisa su temi di grande rilevanza come, per esempio, quello delle forniture energetiche? Una risposta potrebbe essere: Putin oggi si sente abbastanza forte da sfidare a viso aperto l’intero Occidente.

Ma forte in cosa? È vero, nel settore degli armamenti la Russia è andata molto avanti, ha missili ipersonici d’avanguardia, sistemi antiaerei efficaci, bombardieri strategici di nuova generazione, sommergibili e rompighiaccio atomici. Sono i muscoli del Cremlino, in questi mesi esibiti in una serie quasi infinita di esercitazioni per aria, terra e mare. Ma anche i rivali non scherzano e comunque abbiamo vissuto quarant’anni di guerra fredda all’ombra di arsenali enormi, segno che tra combattere guerre a bassa intensità in casa d’altri e affrontarne una “vera” in casa propria corre ancora una grande differenza.

Ma poi? La Russia è in equilibrio finanziario, ma resta un Paese con un Prodotto interno lordo più o meno pari a quello dell’Italia, e con una dipendenza dal settore energetico assai accentuata: 52% delle esportazioni e 15% del Pil nel 2020, in un settore dove le tensioni internazionali possono fare tanti danni. Ai consumatori, certo, come abbiamo sperimentato in inverno, ma anche ai produttori. Molti dicono: però c’è la Cina.

Vero, nel 2021 i due Paesi hanno realizzato il record negli scambi commerciali, per un valore di circa 150 miliardi di dollari. Ma la Ue, da sola, vale la metà di quella cifra ed è sponda di interazioni finanziare e commerciali che la Cina statalista non consente. Gli oligarchi russi, che se ne intendono, vanno verso Ovest con le loro società, non verso Est. Senza contare che la Cina è amica ma anche rivale. Per esempio in quell’Asia Centrale dove gli interessi di Mosca sono ancora forti, come le recenti vicende del Kazakhstan hanno mostrato. Nel complesso, quindi, non pare che la Russia abbia molte ragioni per sentirsi così forte proprio in questo momento.

Può darsi allora che Putin abbia deciso di agire ora per la ragione opposta: perché si sente debole. Perché pensa: adesso o mai più. Osserviamo le sue mosse e noteremo che sono fatte in grande economia. La Bielorussia lo affianca, ma perché gli è caduta in braccio a seguito delle proteste del 2020, quando il presidente Lukashenko ha temuto di perdere il potere e ha trovato in Mosca l’unico appoggio.

L’annessione del Donbass, perché di questo alla fine si tratta, è costata un tratto di penna e quattro carri armati. La Cina lo appoggia, ma con i limiti di cui sopra. All’interno della Russia la popolarità di Putin resta alta, ma l’insoddisfazione della gente è tanta, tra stagnazione economica, rialzo del costo della vita (tra 10 e 15% per i prodotti alimentari di base, 25% per le automobili o gli affitti) e un immobilismo politico che placa forse il cittadino medio, ma inquieta le élite più creative e intraprendenti. Tutti i sondaggi mostrano che i russi detestano l’idea di una guerra, e più ancora di una guerra con l’Ucraina. Che cosa succederebbe se cominciassero a tornare le bare di giovani soldati e intanto le sanzioni prendessero a mordere?

È possibile, quindi, che la sensazione della Russia di trovarsi con le spalle al muro, nella plastica rappresentazione di un’Ucraina alle soglie della Ue e della Nato, non sia retorica, ma reale angoscia. E detti le mosse di questi ultimi mesi. Non è un caso se i missili Iskander, armabili con testate nucleari, sono stati dislocati a Kaliningrad, l’exclave russa circondata da Paesi Nato.

Nell’uno come nell’altro caso, prepariamoci a una lunga tensione. Soprattutto se l’ipotesi corretta fosse la seconda. Perché in ballo ci sarebbe, in quel caso, non solo il futuro dei rapporti tra Occidente e Russia, ma anche la sorte di un assetto politico e di un gruppo di potere che hanno retto la Russia per vent’anni e che non paiono per nulla intenzionati a passare la mano.

Fulvio Scaglione, «Avvenire» di mercoledì 23 febbraio 2022

Luigi BobbaCrisi ucraina. Una debolezza sferragliante. Se la Russia si sente spalle al muro
Leggi...

Nasce l’Associazione di “Solidarietà e Mutuo Soccorso di Cigliano”

Eletto il nuovo Presidente Luigi Bobba e il nuovo Direttivo

La SO.M.S. eredita una storia antica e importante

Si chiama Solidarietà e Mutuo Soccorso di Cigliano, l’associazione di promozione sociale nata nelle settimane scorse e che ha eletto il nuovo presidente Luigi Bobba, il vicepresidente Gianni Castelli, il segretario e tesoriere Regis Silvano nonché gli altri dieci componenti del direttivo: Roggero Patrizia, Ponsetto Lidia, Costantino Mario, Rigazio Marina, Rigazio Franco, Rainero Giuseppe, Ladetto Giovanni, Cena Rosella, Vercellone Marco e Favaro Bruna.

leggi l’articolo su VercelliOggi del 21 febbraio 2022

Luigi BobbaNasce l’Associazione di “Solidarietà e Mutuo Soccorso di Cigliano”
Leggi...

Registro unico, i nuovi iscritti sono 485

L’analisi dei dati ad oggi 18 febbraio a quasi tre mesi dall’avvio del RUNTS. Fra gli enti sin qui iscritti: 68 sono fondazioni, 2 sono società di mutuo soccorso, i restanti 415 sono associazioni. Si tratta di enti che precedentemente non comparivano nei vecchi registri di settore delle organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e Onlus

Dal 24 novembre dello scorso anno è consentito agli enti che lo desiderino (l’iscrizione è infatti sempre opzionale) iscriversi nel RUNTS al fine di ottenere la qualifica di ente del terzo settore ed eventualmente anche la personalità giuridica di diritto privato (quest’ultima, in verità, è un’opzione soltanto per le associazioni, ma non già per le fondazioni, che senza la personalità giuridica non esisterebbero in quanto tali). Per chi lo voglia, un elenco di enti iscritti al RUNTS, aggiornato quotidianamente, è disponibile nel sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Lo abbiamo consultato oggi 18 febbraio 2022, a quasi tre mesi dall’avvio del Registro: risultano 485 enti nuovi iscritti. Si tratta enti che precedentemente non comparivano nei vecchi registri di settore delle organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e Onlus e che quindi si sono iscritti ex novo al Runts.

Leggi l’articolo di di Antonio Fici su Vita.it del 18 febbraio 2022

Luigi BobbaRegistro unico, i nuovi iscritti sono 485
Leggi...

Inchiesta alternanza scuola-lavoro. Luigi Bobba: “Da perfezionare, però ha tanti pregi”

La strumentalizzazione mediatica legata alla tragedia di Lorenzo Parelli rischia di offuscare i grandi meriti di un’esperienza che ha vari lati positivi: prevenire l’abbandono delle aule scolastiche e l’inattività degli alunni

leggi l’intervista a Luigi Bobba su Famiglia Cristiana n.8/2022  pagg. 16-18

Luigi BobbaInchiesta alternanza scuola-lavoro. Luigi Bobba: “Da perfezionare, però ha tanti pregi”
Leggi...

Fondazione Roche “Volontariato di competenza: un’opportunità per il sistema del paese”

Accanto alle gravissime problematiche di carattere sanitario, sociale ed economico che ha causato, la pandemia da Covid 19 ha costituito per la società civile l’occasione per elaborare nuove modalità di sostegno nei confronti delle diverse forme di disagio che sono emerse. Tra queste va segnalata anche l’esperienza del “volontariato d’impresa”, che ha coinvolto anche Roche Italia e che ha consentito di porre al servizio dei bisogni della collettività le competenze dei suoi collaboratori che hanno volontariamente aderito alla proposta. Una simile esperienza ha attirato l’attenzione anche di Terzjus, Osservatorio di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale, che ha intrapreso con Fondazione Roche una collaborazione finalizzata ad approfondire i profili e le caratteristiche di questa tipologia di volontariato, su cui si sofferma il Presidente di Terzjus, On. Luigi Bobba, nell’editoriale che segue.

L’ultimo post su facebook del Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, prematuramente scomparso, era dedicato ai giovani volontari siciliani che hanno rapidamente ripulito la marna della Scala dei Turchi deturpata il giorno prima da vandali. Il Presidente era un convinto sostenitore della funzione del volontariato quale generatore del bene comune nonché’ di volano di uno sviluppo economico equo e sostenibile, non solo dell’Italia, ma di tutti gli Stati membri.

Se questo è ormai un dato assodato, avvalorato anche da evidenze economiche e sociali, il volontariato di competenza, nell’ambito più generale delcorporate volunteering, sta ora facendo breccia nel tessuto aziendale e sociale, ma non è ancora riconosciuto in quello legislativo-istituzionale.

Infatti, Il volontariato di competenza, inteso come progetto in cui l’impresa incoraggia, supporta o organizza la partecipazione attiva e concreta del proprio personale alla vita della comunità locale, anche attraverso il sostegno ad Enti di terzo settore, durante l’orario di lavoro, è un significativo nuovo trend emergente in Italia che presenta sfide così come opportunità per tutti gli stakeholders coinvolti.

Ben distante quindi da forme di mecenatismo, questa attività permette, se ben strutturata ed organizzata, di ancorare maggiormente l’azienda alla comunità e al territorio di riferimento, in particolare in assenza di stabilimenti produttivi, e al contempo di rafforzare e migliorare le competenze trasversali del collaboratore, l’identificazione dello stesso con l’azienda e la crescita del valore sociale dell’impresa.

A questo proposito, è bene sottolineare che la recente emergenza epidemiologica da COVID-19 ha originato l’opportunità per un consolidamento più organizzato di talune esperienze di volontariato di competenza, in precedenza piuttosto saltuarie, di cui Roche è un esempio concreto.

L’esperienza del volontariato di competenza riveste, dunque, profili particolarmente innovativi e apre prospettive differenti per la collaborazione tra imprese e Terzo settore, meritevoli di un approfondimento.

Ciò posto, mediante un percorso virtuoso e innovativo, il welfare aziendale come modalità di riconoscimento della produttività del lavoratore, nonché come strumento di conciliazione tra vita familiare e attività professionale, può costituire uno strumento decisivo per la partecipazione delle aziende a forme di attività di volontariato di competenza, mediante il coinvolgimento dei propri dipendenti. A questo riguardo, non è, infatti, da sottovalutare l’aspetto reputazionale che discende dallo sviluppo e dall’attuazione di un modello aziendale che incentivi simili iniziative, conciliando le finalità lucrative con gli obiettivi sociali e di interesse generale.

L’Osservatorio di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale, Terzjus, in linea con la propria vocazione, ha deciso di approfondire la tematica del volontariato di competenza, grazie anche alla collaborazione della Fondazione Roche, attraverso una ricerca tesa a valorizzare tale prospettiva all’interno del welfare aziendale, dunque come possibile policy delle organizzazioni profit finalizzata all’introduzione in forma strutturata  del volontariato di competenza, quale parametro incremento della produttività.

La ricerca dovrebbe infatti far emergere, attraverso l’analisi di esperienze presenti in aziende con business differenti e diversificati, come il volontariato di competenza, pur non essendo uno strumento economico, sia capace di incrementare il valore economico generato e quindi diventare esso stesso un indicatore della produttività, passibile quindi di una valutazione economica che potrà essere ridistribuita tra i collaboratori aziendali, attraverso forme come il premio di produttività.

Luigi Bobba

Presidente Terzjus – Osservatorio di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale

Luigi BobbaFondazione Roche “Volontariato di competenza: un’opportunità per il sistema del paese”
Leggi...

Luigi Bobba «Terzo settore: il percorso della riforma va avanti»

Dopo lo “stallo” con i governi che hanno preceduto l’esecutivo Draghi

Parla Bobba artefice del nuovo strumento normativo

E’ possibile, a più di quattro anni dal varo della riforma del Terzo settore, fare un bilancio dell’efficacia e dello stato di applicazione delle norme da essa introdotte? Abbiamo girato la domanda a Luigi Bobba, considerato il “padre” della riforma e ora presidente di Terzjus, l’osservatorio giuridico sul Terzo settore. 

«La risposta non è semplice  – premette e Bobba – in primo luogo perché, trattandosi di una riforma di sistema, i risultati si possono valutare su un tempo certamente non breve. Ma forse il motivo più rilevante sta nel fatto che tre diversi cambi di governo, dal 2018 a oggi, hanno decisamente rallentato il percorso attuativo della riforma. E in particolare, i due governi gialloverde e giallorosso avevano dato scarso impulso ai provvedimenti attuativi necessari a concretizzare le scelte operate dal parlamento e dal governo nel 2017. Ora, con il governo Draghi e il ministro del lavoro Andrea Orlando, il cammino della riforma, pur ancora con ritardi e incertezze, si è rimesso in moto». 

Quali sono dunque gli elementi positivi e quelli problematici che ci indicano lo stato di salute della riforma? 

«Innanzitutto, proprio in quei mesi, ha preso avvio il Registro unico degli enti di Terzo settore (Runts). Uno strumento cardine per avere nalmente un quadro amministrativo chiaro e aggiornato degli Enti di terzo settore (ETS). Il Registro unico, infatti , sostituirà gli attuali vecchi e diversificati registri, diventando il punto di riferimento essenziale per le amministrazioni pubbliche e la porta di accesso per gli ETS alle diverse opportunità e facilitazioni che la riforma ha previsto. In queste se mane è in corso una rilevante operazione di “trasmigrazione” delle Organizzazioni di volontariato (Odv) e delle Associazioni di promozione sociale (Aps) dai pregressi registri regionali al Runts. Entro la fine di febbraio questo passaggio dovrà essere concluso. Si tratta di più di 90mila organizzazioni, che diventeranno ETS. A ora, sono circa 47.500 gli enti già trasmigrati (il 54% di quelli iscritti nei precedenti registri) e sono oltre 3.000 le richieste di nuovi soggetti, mai iscritti a precedenti registri, che vogliono entrare nel Runts. Non sarà obbligatorio per le diverse realtà associave iscriversi a tale registro, ma la mancata adesione non consentirà alle stesse di accedere ai bandi effettuati dalla Regione per nuovi progetti, di essere beneficiari del 5 per 1.000, di consentire ai cittadini che effettueranno donazioni a questi enti di avere una significativa detrazione scale, di ottenere in comodato gratuito strutture e immobili dalle amministrazioni pubbliche. (continua)

leggi l’intervista di Luca Sogno a Luigi Bobba su Corriere Eusebiano del 12 febbraio 2022 pag. 8

 

Luigi BobbaLuigi Bobba «Terzo settore: il percorso della riforma va avanti»
Leggi...

“La cultura manageriale nel welfare per la salute globale e di precisione” LUM, 25.02.2022

Venerdi 25 febbraio, alle ore 15:30, live sul canale YouTube della LUM School of Management, si terrà il seminario “La cultura manageriale nel welfare per la salute globale e di precisione. Tra codice Unico del Terzo Settore, Missione 5 del PNRR e Sportello Unico per la Salute”.⁣
In questa occasione ci sarà la presentazione dei Master MISWEPS in Management dell’Impresa Sociale, del Welfare e della Previdenza Sociale e MASWER in Management dei Sistemi Regionali di Welfare e dell’Innovazione Socio Sanitaria.⁣
Qui per seguire la live su YouTube: bit.ly/YouTubeLumschoolofmanagement⁣
Luigi Bobba“La cultura manageriale nel welfare per la salute globale e di precisione” LUM, 25.02.2022
Leggi...

Pd, Delrio: “Governo stanco, il Parlamento lo aiuti. Il proporzionale è utile”

L’ex ministro: “L’esecutivo si è fermato in attesa del voto per il Quirinale. Ora il tempo non va sprecato. Seguiamo l’agenda Mattarella”

ROMA — “In questi mesi il governo è apparso un po’ stanco, un po’ fermo, forse in attesa dell’appuntamento del Quirinale. Un atteggiamento anche legittimo. Ma ora il tempo non va sprecato”. Per Graziano Delrio, ex ministro ed ex capogruppo del Pd, deputato dell’area cattolico-democratica, un occhio al cronometro, alla scadenza della legislatura, dovrebbe tenerlo anche il Parlamento. Non per interessi di bottega. “La politica si innamora del quotidiano, c’è il rischio che l’appello di Mattarella finisca nel dimenticatoio, mentre i partiti si guardano l’ombelico e fanno campagna elettorale. Invece l’agenda del presidente deve spingere tutti a volare alto: lotta alle diseguaglianze, alle sofferenze del precariato, alle discriminazioni, più sicurezza sui luoghi di lavoro. Per questo ci siamo mossi come Pd”.
Giovedì in Parlamento 55 applausi per Mattarella. Ha notato, oltre all’orgoglio per la difesa della rappresentanza parlamentare, anche un filo di ipocrisia da parte delle Camere, che su tanti temi sono state finora assenti o in ritardo?
“Sinceramente no. Mi sembra che gli applausi abbiano voluto ribadire la convinzione di essersi affidati alla guida saggia di Mattarella. E il Parlamento per la rielezione è stato decisivo. Era un riconoscimento, non ipocrita. Ma perché quell’applauso sia sincero fino in fondo serve un’iniziativa vera. Non perdere tempo in una campagna elettorale permanente, ma realizzare gli obiettivi che servono al Paese”.
Quali sono le priorità del Pd?
“La priorità è il lavoro. Oltre allo sforzo del governo sul Pnrr, mi aspetto una svolta decisa per ridurre le diseguaglianze e la precarietà. Il Pd ha messo in agenda già dal 2018 il salario minimo. Un altro punto era la parità salariale uomo-donna e l’assegno unico per le famiglie, per incidere sulla crisi demografica. Il congedo parentale per i papà va portato da 7 giorni a 3 mesi. È fondamentale continuare a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, spostando il carico sulla rendita finanziaria. Va rivisto il sistema dell’alternanza scuola-lavoro. Oggi si fanno solo stage, sottopagati, e poca formazione. C’è naturalmente la riforma della giustizia. Nessuno però deve piantare bandierine”.

L’attivismo di un Parlamento così frammentato può danneggiare il ritmo di marcia del governo?
“Il rischio c’è. Ma dobbiamo evitarlo, è il tempo del coraggio per le forze politiche. La parola dignità pronunciata più volte dal presidente Mattarella va messa ora davanti alla politica. Il Parlamento non avrebbe scusanti se indugiasse in questo momento”.

Grandi manovre al Centro. Brunetta ieri su questo giornale ha parlato di “bipolarismo bastardo”. È finito, dunque, il bipolarismo?
“Per me no. Il progetto del Centro di cui sento parlare è già vecchio, questa società chiede programmi chiari e alleanze per raggiungerli. Non si deve tornare al proporzionale per avere partiti che possono fare indifferentemente scelte di un tipo o dell’altro. Il Pd, per intenderci, non farà mai l’alleanza con chi propone la flat tax. Poi come democratici dobbiamo avere l’ambizione di rappresentare tutti gli strati sociali, dai precari all’imprenditore che vuole pagare meno tasse sul lavoro per i dipendenti. Non deleghiamo ad altri la rappresentanza della società, nemmeno del Centro”.

Renzi è ancora un alleato del Pd?
“Bersani, Renzi e Calenda sono tutte persone uscite dal Pd. Sarebbe un errore pensare che non ci siano prospettive di alleanza con loro. È un filo che non va rotto”.

Il Pd però discute sul proporzionale.
“Il proporzionale è utile per gli equilibri istituzionali e se si ritrova un rapporto diretto elettore-eletto, ma mi auguro che venga conservato uno spirito maggioritario. Nel senso di proporre e realizzare obiettivi con alleanze chiare davanti agli elettori”.

A proposito di alleanze. Lo scontro Conte-Di Maio indebolisce l’asse Pd-M5S?
“Noi non siamo sugli spalti a fare il tifo per qualcuno, ma in un partito maturo la democrazia interna è fondamentale. Quindi difendiamo sempre i dibattiti, rispettiamo i percorsi. Mi pare che la loro discussione non metta in dubbio, almeno spero, l’alleanza con noi. Riguarda altro. E la nostra convergenza con il M5S è sui temi, l’idea di una società che abbraccia l’ecologia integrale, cioè ambientale, sociale ed economica. Certo, abbiamo interesse ad avere al nostro fianco un alleato forte”.

Ci sono margini per approvare lo Ius Soli entro fine legislatura? Il Pd ci proverà?
“Sì, il nostro desiderio c’è. E in Parlamento ci sono diversi progetti di riforma. Ma non dobbiamo essere ipocriti: non è un’operazione facilissima. Sono convinto però che quando si allargano i diritti, per la società sia sempre un guadagno”.

Luigi BobbaPd, Delrio: “Governo stanco, il Parlamento lo aiuti. Il proporzionale è utile”
Leggi...